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Blog Turismo

Exclusive House, Formula B&B, Casa Vacanza

Accelerator Program

L’Accelerator Program annunciato qualche settimana fa da Expedia per aiutare gli hotel a posizionarsi meglio sui suoi risultati di ricerca, non si è rivelato quella sconcertante novità di cui tutti parlavano.

Sconcertante risulta invece la richiesta di Expedia: basterà pagare dall’1 al 10% in più di commissioni per passare dalla terza alla prima pagina in proporzione a quanto messo sul piatto. Non è troppo arrivare a pagare anche il 35% di commissioni a un portale?!

Niente pay per click dunque e niente sistemi di promozione innovativi. L’unica cosa che cambia rispetto a prima è che, se una volta per avere un miglior posizionamento pagando di più era necessario affidarsi ad un market manager, oggi si può fare direttamente dall’hotel ogni volta che si vuole senza avvertire nessuno.


Pago di più ma non è detto che esca per primo

L’albergatore deve solo entrare nel proprio extranet e selezionare il periodo in cui vuole approfittare dell’Accelerator Program. Un pop-up calcolerà per l’hotel la posizione in cui si trova in quel momento e di quanto la sua posizione migliorerebbe aumentando la commissione

Pagando l’1% in più si può passare dalla posizione 22 alla 15, pagando il 3% si può passare dalla terza alla seconda pagina e con il 10% si arriva direttamente in prima.

La cosa da tenere presente è che, anche pagando queste cifre, l’Accelerator Program non garantisce un posizionamento certo: quello che mostra è solo il posizionamento potenziale, perché, come ha spiegato un referente del programma, “la forza dell’offerta e il quality score ancora giocano un ruolo.”

Ad esempio se il tasso di conversione è basso o la reputazione non è buona, neanche con il massimo dell’investimento si possono raggiungere certi posizionamenti.


Guerra al posizionamento

Il rischio è che con questo sistema si inneschi una guerra a chi offre di più proprio come accade su Google Adwords.

Il turismo in Italia

l 29 febbraio è stato inaugurato il nuovo Anno del Turismo 2016 Usa-Cina. Una partnership per avvantaggiare l’America come destinazione privilegiata per i viaggiatori cinesi. La domanda sorge spontanea: e l’Italia cosa sta facendo per attirare i nuovi flussi di viaggiatori?

A quanto pare anche noi abbiamo un “piano”… sto parlando del nuovo Piano Strategico di Sviluppo del Turismo annunciato pochi giorni fa dal direttore generale del Mibact Francesco Palumbo. Un Piano che ci auguriamo sia concreto e fattibile. Ma soprattutto che abbia un’applicazione immediata, perché il tempo è tiranno. E soprattutto il web.

Il documento preparatorio (pubblicato online dal Sole 24 Ore ) è già pronto da gennaio e, seppur schematico e superficiale, mette in evidenza alcuni dei punti chiave di quello che sarà il Piano. Abbandonati i tecnicismi e il burocratese, il documento si apre con una presa di coscienza del grave ritardo che il Turismo italiano ha sofferto in questi anni e propone un percorso di crescita che riguarda tutti i protagonisti del territorio.
“La capacità competitiva dell’Italia nel mercato internazionale del turismo è largamente al di sotto delle sue potenzialità. È necessario recuperare terreno sul piano dell’innovazione, delle tecnologie digitali, della valorizzazione del patrimonio e del nostro territorio, del rapporto qualità/prezzi, del marketing. Il Piano serve a dare all’Italia del turismo una cornice unitaria nell’ambito della quale tutti gli operatori si possano muovere in modo coerente, migliorando le politiche sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta.”
I 5 punti del nuovo Piano Strategico del Turismo

Possiamo riassumere gli elementi chiave del Piano nei seguenti punti:

    Non tutto è perduto: il Piano parte da zero, ma prende le mosse dagli Stati generali del Turismo Sostenibile (2015), dal TDLab (2014) e dal Piano del Ministro Gnudi (2013). Se da un lato ci consola sapere che le riflessioni di maggior rilievo condotte negli ultimi anni in materia avranno un ruolo nel progetto, è innegabile che, alla velocità con si muove il turismo online, quello che andava bene due o tre anni fa oggi potrebbe essere obsoleto. Fortuna che Franceschini ha precisato che le proposte per la digitalizzazione e la sostenibilità dovranno essere aggiornate.
    Partecipazione: il Piano che ha in mente Franceschini non è un progetto che cala dall’alto sulle inconsapevoli destinazioni. Per la sua realizzazione il Ministero ha intenzione di instaurare un dialogo con Regioni, Enti locali, imprese, operatori e stakeholder del settore. Un punto fondamentale perché il Piano risponda alle reali necessità espresse dai vari soggetti coinvolti.
    Indipendenza coerente: le Regioni continueranno a valorizzare il proprio brand in maniera indipendente, ma dovranno rispettare delle linee guida che rendano la promozione di tutto il territorio nazionale coerente e omogenea. “Il Piano – ha detto Franceschini – dovrà favorire il disegno di una nuova governance che, non intervenendo sulle attività di governo di attività e progetti che fanno capo ai singoli soggetti, dovrà però permettere un migliore coordinamento strategico tra Mibact, Regioni, enti locali e imprese portando a sintesi e finalizzando su poche e strategiche attività i differenti piani che investono quei territori.”
    Miglioramento continuativo: il Piano sarà stilato attraverso una serie di Tavoli di discussione e di incontri, sia online che dal vivo. Il documento non sarà qualcosa di statico e definitivo, ma al contrario dovrà crescere e migliorare nel tempo in virtù di un dialogo continuo tra il Ministero e gli altri soggetti coinvolti. Per farlo il Mibact metterà a disposizione i giusti strumenti, in particolare delle piattaforme social per lo scambio di idee e considerazioni fatte itinere. “ll Mibact si impegna ad attivare le risorse umane e strumentali necessarie alla loro gestione”. Questo significa che forse sarà assunto anche nuovo personale con le giuste competenze per occuparsi degli aspetti digitali.
    L’Enit diventa marginale: il documento che abbiamo analizzato fa riferimento all’Enit solo marginalmente. Franceschini ha specificato che il Mibact vuole riaprire la cooperazione con Enit, ma che questa dovrà mantenere la massima coerenza con gli obiettivi nazionali stabiliti da Piano, “generando una pianificazione perfettamente sintonica con il rafforzamento del Brand Italia”

Il documento è davvero molto sintetico, ma alcuni elementi sembrano promettenti: il forte accento posto sulla compartecipazione di tutti i soggetti territoriali e l’importanza data all’aspetto tecnologico e digitale fanno ben sperare. Ma come sempre, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, quindi non ci resta che aspettare pazientemente.


Google ....lancia Destination

Google lancia Destinations: per pianificare il viaggio dalla A alla Z direttamente da mobile
26 novembre 2015

Google Destinations, il nuovo prodotto mobile presentato da Google alla conferenza PhoCusWright 2015 la scorsa settimana, mira proprio a questo: mangiarsi molte fette della torta.

Destinations nasce infatti per aggregare in un’unica interfaccia mobile tutto quello di cui l’utente ha bisogno per pianificare il viaggio. Le idee, le date, i voli, gli hotel e le informazioni pratiche.


I viaggi si pianificano, prenotano e consumano da mobile

Perché solo mobile?!

Perché Google ha rilevato che ad ottobre il traffico internet globale su mobile ha sorpassato quello proveniente da desktop. E questo pattern di comportamenti si sta verificando anche nel Travel: rispetto al 2014 c’è stato un aumento del 50% delle ricerche online nel settore travel; sui siti mobile travel il tempo per visita è diminuito ma i tassi di conversione sono quasi raddoppiati dall’anno scorso.

Questo significa che le ricerche travel accadono oggi soprattutto su mobile. Sono ricerche smembrate, parcellizzate in micro-momenti, sbocconcellate tra un impegno e un altro, tra un giorno e un altro. Ricerche che, proprio perché così poco lineari, non possono che accadere sullo schermo di uno smartphone.

Google ha già capito che per il futuro del travel si giocherà soprattutto sul mobile e si sta muovendo più in fretta possibile per avere il pieno controllo di ogni fase della pianificazione del viaggio.


Google Destinations: programmare il viaggio dalla A alla Z

“Offrire 10 link come risultati di ricerca non basta per dare agli utenti mobile le informazioni di cui hanno bisogno,” ha detto Oliver Heckmann, il search engine vice-president del settore travel Google. “Pianificare un viaggio significa molto più che prenotare un aereo e un hotel.”

“Il nostro obiettivo è di rendere la pianificazione del viaggio più semplice. Così la gente avrà più tempo per dedicarsi alla scelta e alla fase del sogno.”

Se infatti oggi ci sono molti strumenti per la comparazione e l’acquisto dei prodotti travel, non ce ne sono altrettanti che danno all’utente la possibilità di sognare la destinazione, di raccogliere tutte le informazioni per scegliere nel miglior modo dove andare e cosa fare in pochi minuti.

Come riporta il resoconto di Travolution, l’interfaccia di Google Destinations copre invece tutte le fasi della pianificazione:

    Sogno: idee e indice di popolarità delle destinazioni, comparazione destinazioni, contenuti multimediali di approfondimento (video, immagini, ecc)
    Pianificazione: suggeritore di date per scegliere il periodo migliore e meno costoso
    Acquisto: il pannello è integrato con Google Flight Search e con l’Hotel Finder per acquistare direttamente

L’interfaccia, rilasciata proprio lo scorso ottobre, per adesso è disponibile solo in inglese sui device mobile e offre solamente una scelta ridotta di destinazioni assieme a una serie di consigli di viaggio e informazioni.

Ma presto, come Heckmann ha mostrato nella demo presentata in Florida, il prodotto sarà corredato con potenti filtri per individuare e prenotare: “Mostreremo prezzi reali e immediatamente acquistabili,” ha specificato Heckmann.

In pratica all’interno del Google Destinations sarà presente un tool (Estimated trip price) che combina prezzi di aerei e hotel  in un lasso di tempo flessibile per trovare la combinazione più economica e prenotare direttamente.

Durante la PhoCusWright Conference Heckmann ha mostrato una demo dello strumento, che possiamo intuire da questa immagine, estrapolata da un video condiviso da Mirko Lalli, CEO di Travel Appeal.

Ovviamente non vediamo l’ora di provare a fondo la nuova piattaforma di Google. Se lo strumento manterrà le premesse, molte cose potrebbero cambiare.

Sappiamo tutti che la ricerca e la comparazione su mobile oggi sono probabilmente l’ostacolo maggiore alle prenotazioni su smartphone, che per la maggior parte si concretizzano ancora su desktop o tablet.

Google Destinations si prefigge di ridurre l’attrito e permettere finalmente all’utente di cercare, comparare e acquistare in maniera più fluida e semplice da mobile.

Questo non solo potrebbe far schizzare le prenotazioni da smartphone, ma al contempo potrebbe togliere spazio e visibilità a tanti dei grandi player del turismo, come i portali e soprattutto i metamotori, la cui funzione di comparatori hotel e voli potrebbe passare in secondo piano.

Trivago parte con la prenotazione diretta

Ultim’ora: Trivago lancia la Prenotazione Diretta


leggi l’articolo completo...Mi chiedevo quanto tempo sarebbe passato prima che il metamotore di ricerca Trivago seguisse le orme di TripAdvisor e Google. Il momento è arrivato: Trivago, proprietà del gruppo Expedia, ha appena lanciato la funzione Direct Hotel Booking sul sito e l’applicazione in Germania. A breve la funzionalità dovrebbe essere estesa ad altri Paesi di lingua inglese.

Questo significa che, come già sta accadendo con l’Instant Booking di TripAdvisor e di Google HPA, l’utente potrà prenotare direttamente su Trivago, senza bisogno di essere reindirizzato su altri portali o sul sito ufficiale dell’hotel. Molto probabilmente si tratterà di un modello a commissione in stile OTA.

Trivago è molto cresciuto nel terzo quadrimestre, aumentando le revenue del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (176 milioni di dollari) e il CEO di Expedia Dara Khosrowshahi ha dichiarato che Expedia sta investendo massicciamente in questo canale, ormai strategico per il gruppo.

Secondo Skift, Khosrowshahi avrebbe deciso di accelerare i tempi nella messa a punto della nuova funzione preoccupato per l’accordo che TripAdvisor ha stipulato con il gruppo di Priceline (tra cui Booking.com).

Diversamente da Priceline infatti Expedia ha deciso per il momento di rimanere fuori dall’Instant Booking di TripAdvisor, affermando che in realtà questo canale, sebbene importante, rimane uno di quelli a minor margine di guadagno per il gruppo.

Expedia si è invece dichiarata disposta a sperimentare la funzione Book on Google, che potrebbe offrire una maggiore visibilità ai propri brand.

In ultima analisi comunque, anche Khosrowshahi non esclude di poter scender a patti con TripAdvisor, poiché questa ha appena annunciato che prevede di offrire una maggiore visibilità ai brand partner tramite l’Instant Booking. Una evoluzione positiva, dicono i vertici di Expedia, che potrebbe spingere il gruppo a riaprire il dialogo.

Il cambio di rotta di Trivago verso il modello a commissione testimonia un’evoluzione inevitabile del mercato, non necessariamente in negativo. È vero che questo può costituire un ulteriore passo verso al iperintermediazione, ma è altrettando vero che per l’hotel si moltiplicano i canali di vendita e di visibilità a costi per adesso inferiori a quelli dei grandi portali.

Posionamento Motori icerca

Esiste un modo per posizionare l’hotel più in alto nelle classifiche dei metamotori di ricerca? O per avere maggiori possibilità di ottenere prenotazioni dirette?

Trivago, uno dei metasearch più utilizzati in Italia, dice di sì e all’ultimo TTG di Rimini ha condiviso con noi come si fa “metasearch marketing per hotel”.

L’ascesa dei Metamotori di Ricerca è innegabile

Che i metamotori di ricerca fossero già un player di peso nella pianificazione di viaggio degli utenti ormai è evidente a tutti.

La scorsa settimana Google ha affermato che i siti “aggregatori” – tra cui chiaramente sono annoverabili anche i metamotori – sono tra i più utilizzati nella pianificazione oggi.

A febbraio, in un articolo dedicato alla distribuzione online, abbiamo visto come le ricerche di query hotel+destinazione e le ricerche di brand name di portali (Expedia, ecc.) siano nella maggior parte dei casi in stallo o in calo. Al contrario le ricerche di metamotori hanno subito una impennata nell’ultimo anno.

Guardate le analisi condotte da PhoCuswright in USA nel 2014: metamotori di ricerca e soluzioni alternative di soggiorno hanno registrato l’incremento di visite di gran lunga maggiore nella categoria travel.


(passa il mouse sopra l’immagine per ingrandirla)

Trivago, dal palco del TTG di Rimini 2015, a questo proposito ha condiviso alcuni interessanti dati raccolti attraverso la propria piattaforma:

    Il 47% dei viaggiatori usa già i metasearch nella fase di pianificazione e ricerca del proprio viaggio e hotel
    Ogni giorno Trivago riceve 4 milioni di ricerche che generano annualmente circa 2.8 miliardi di spesa in hotel
    Per alcuni hotel il business nei metamotori assorbe già oltre il 35% del fatturato totale


I 3 pilastri del metasearch marketing

È chiaro che gli utenti che cercano un hotel su un portale o un metamotore utilizzano sempre dei filtri (su Trivago ad esempio si può scegliere in base alle stelle, alla reputazione, al prezzo e ai servizi).

Il posizionamento all’interno del metamotore quindi varia moltissimo in base alla tipologia di ricerca effettuata dall’utente.

Detto questo, secondo Giulia Eremita, la responsabile marketing & communication di Trivago Italia,  migliorare la visibilità e i profitti da metamotori è possibile: per farlo è necessario curare in modo maniacale tre aspetti centrali della scheda dell’hotel: le foto e il profilo; la reputazione; la competitività del prezzo.


1 – Belle foto generano un traffico 6 volte superiore

Dai rilevamenti di Trivago risulta che le schede più curate, dotate di gallery con foto in alta risoluzione e di dettagli accurati, “realizzano 6 volte più traffico rispetto alle schede meno curate.”

Quella che pesa di più sulla scelta dell’utente è la foto principale: “Quando quest’ultima risulta nitida e interessante nei profili hotel, raccoglie il 96% dei consensi, in termini di interesse e dei click rispetto ad una foto di copertina mediocre o un hotel senza foto principale che ne realizza solo il 4%.”

Come attirare l’attenzione attraverso le foto? Caricate sulla scheda quante più immagini possibili in alta risoluzione, cercando di mantenere la coerenza con quello che scrivete nella descrizione. Le foto devono “raccontare una storia”, far respirare una atmosfera e coinvolgere l’utente il più possibile. Infine non barate: se dite di essere di fronte al mare, mostrate una immagine che dimostri questa caratteristica.

Secondo le stime di Trivago, hotel con più di 20 foto hanno il 29% in più di possibilità di essere prenotati.


2 – La reputazione al centro della scelta

La reputazione su Trivago viene espressa in percentuale da 0 a 100 attraverso l’aggregazione dei punteggi rilevati su siti esterni (Trivago Rating Index). Su questo punto Giulia Eremita è molto chiara: “La reputazione è alla base di tutti i ranking e non può essere manipolata su un meta ranking. È uno dei filtri più utilizzati in combinazione con la categoria alberghiera.”

L’aspetto interessante confermato da Trivago è che, se la brand reputation è molto buona, non solo l’hotel avrà più chance di essere scelto, ma potrà anche permettersi di mostrare tariffe più alte della media.

“Da un recente studio Trivago, realizzato su un campione di 25 mila hotel italiani, risulta che ad ogni punteggio addizionale corrisponde un +3% di revenue, calcolato sul prezzo medio praticato per camera,” come mostra il diagramma seguente:

In pratica, secondo Trivago: “Gli hotel con la reputazione migliore si possono vendere al doppio di quelli con reputazione negativa.”


3 – La vera differenza la fanno le tariffe competitive

Un prezzo competitivo, assieme ad una buona reputazione, risulta essere un fattore decisivo sui metamotori di ricerca. In particolare, per chi si collega al metamotore con il proprio booking engine.

“Soprattutto per chi si approccia al metasearch marketing in direct connect, ovvero con le tariffe ufficiali del proprio sito, oggi servizio disponibile per quasi tutti gli alberghi dotati di booking engine, il prezzo è uno dei fattori più importanti, capace di catturare immediatamente l’attenzione dell’utente e convertire in prenotazioni”, dichiara Giulia Eremita.

Il 98% dei viaggiatori sceglie di cliccare sulla prima offerta se questa risulta essere migliore, continua l’Eremita.

Ma per essere più vantaggiosa non è necessario “svendere” le camere:

    Basterebbe una scontistica sul prezzo dell’1% per aumentare la conversione sulle prenotazioni del 30%, fino a raggiungere un +60% con un offerta più bassa di appena il -10%
    Il 5% in meno rispetto alla tariffa standard può attrarre il 15% in più di visualizzazioni hotel e migliorare il tasso di conversione delle prenotazioni del 50%

Ovviamente Trivago ci tiene a sottolineare che, per quanto un hotel possa rendersi competitivo sui metasearch, per convertire è necessario fornire un’ottima pagina di atterraggio.

Mobile Reservation

Le prenotazioni da smartphone e tablet in hotel continuano a crescere, tanto che nell’ultimo anno la loro percentuale è praticamente raddoppiata.

Uno studio di Criteo svela le ultime tendenze e lascia capire che, nonostante molti siano ancora scettici, il mobile sta ripagando ampiamente le aziende che hanno fatto i dovuti investimenti.


Non è semplice oggi fare una stima corretta dell’entità della crescita del mobile nel settore turismo, ma lo studio che abbiamo preso in esame, grazie all’ampia base di analisi, risulta decisamente affidabile.

Travel Flash Report – Booking on mobile goes mainstrem si basa infatti sull’analisi di oltre 1 miliardo di prenotazioni generate da centinaia di rivenditori travel e OLTA internazionali.

È incoraggiante sapere che le stime condivise dall’azienda di advertising siano le stesse che anche noi abbiamo potuto rilevare sui nostri clienti in quest’ultimo anno: oramai le prenotazioni da mobile, con le dovute variazioni del caso, si attestano su un solido 20% del totale e sono indubbiamente destinate a crescere.



USA e Giappone tra i Paesi più propensi alla prenotazione da smartphone

Se consideriamo il mobile come l’insieme delle prenotazioni da smartphone e da tablet, rispetto al secondo trimestre del 2014, nel 2015 la fetta di prenotazioni mobile è praticamente raddoppiata, passando dal 12% al 23%.

Ma se scendiamo nel dettaglio a livello di singoli Paesi, vedremo che non tutti sono ancora maturi da questo punto di vista: ad esempio in USA e Giappone le prenotazioni da smartphone si attestano al 24% e 20% rispettivamente, mentre in Italia ci fermiamo all’11%, in Inghilterra al 9% e in Germania al 6%.

Gli hotel si prestano alla prenotazione da mobile

Non stupisce che hotel e appartamenti siano le due categorie di prodotti travel più acquistate via mobile, dal momento che si tratta di quelle più semplici da scegliere rispetto a un pacchetto o a un volo aereo.

Se mettiamo a confronto il 2014 con il 2015 vediamo che le prenotazioni di hotel da mobile sono passate dal 22% al 28%: uno degli incrementi più significativi se paragonato con le altre categorie.



Se poi scendiamo nel dettaglio, scopriremo che le vendite di camere su smartphone superano di gran lunga quelle su tablet:

Che tipo di viaggi si prenotano su smartphone?

Il mondo del mobile resta per sua vocazione ancorato soprattutto ai soggiorni brevi e last minute.

Criteo mette in evidenza che in gran parte dei Paesi analizzati il valore degli acquisti da smartphone è notevolmente più basso di quelli da tablet. Un dato che conferma la tendenza dei viaggiatori ad usare il telefonino soprattutto per prenotare viaggi di pochi giorni.

In USA le prenotazioni da mobile (smartphone e tablet) nel weekend vanno a coprire circa il 40% del totale e a livello internazionale le prenotazioni da mobile crescono mano a mano che ci sia avvicina alla data del check-in. 

Le prenotazioni da Smartphone rappresentano il 47% di quelle effettuate lo stesso giorno dell’arrivo e se aggiungiamo anche i tablet arriviamo al 58%, confermando che il mobile è diventato la risposta perfetta per chi preferisce partire all’ultimo momento.

Ricordate quando Booking.com ha iniziato a parlare dei viaggiatori spontanei?: “Le prenotazioni per il giorno stesso o il giorno dopo stanno crescendo più velocemente delle prenotazioni con altre “booking window”, è un trend che stiamo riscontrando in ogni parte del mondo, Italia compresa,” ci spiegò a marzo Andrea d’Amico, fotografando perfettamente un trend in crescita che molti portali non vogliono lasciarsi scappare.



Tanto più il soggiorno è breve tanto più è probabile che la prenotazione avvenga su mobile: quando il soggiorno è di 1 notte il 18% delle prenotazioni avviene su smartphone, mentre se supera le sette notti la percentuale scende al 10%.

Le OTA dominano il mercato mobile

L’ultimo dato condiviso dallo studio rivela che le OTA vantano una percentuale di prenotazioni da smartphone che è 3 volte superiore a quella dei rivenditori.



Questo può derivare senz’altro dal fatto che chi prenota sotto data o per soggiorni brevi non ha né tempo né voglia di pianificare molti dettagli e quindi preferisce affidarsi alla APP di un intermediario, dove può confrontare velocemente le caratteristiche e i prezzi degli hotel e prenotare velocemente e in sicurezza.

Questo però può dipendere anche dal fatto che mentre i portali hanno tutti investito in applicazioni e siti mobile-friendly efficienti, molti hotel indipendenti non hanno agito altrettanto prontamente.

Certo è che gli hotel non possono e non devono rimanere indietro. Il trend del mobile booking continuerà a crescere nei prossimi anni e rifiutarsi di investire in un sito mobile-friendly con un booking engine adatto equivarrà a chiudere la porta in faccia a una ottima fetta di prenotazioni dirette.

sicurezza e Trasparenza News

The Travel Technology Association, associazione statunitense che riunisce i principali portali e metasearch nazionali, sostiene che gli utenti americani preferiscano le OTA per prenotare un hotel. Ma questa è solo una mezza verità.

Perché la Associazione Alberghiera Americana (AHLA) dice che il 56% preferisce prenotare sul sito dell’hotel per evitare imbrogli. È un vero testa a testa quello tra hotel e OTA, che mette in luce le reali possibilità di disintermediazione per ogni hotel indipendente. A patto che sappia rispettare due regole fondamentali.


Non tutti gli Americani preferiscono le OTA

Travel Tech, l’associazione che riunisce tutti i colossi della vendita online da Expedia a Orbitz, da TripAdvisor a Airbnb, negli scorsi giorni ha condotto un sondaggio rivolto a oltre 2.000 maggiorenni statunitensi per capire le loro preferenze al momento di prenotare un hotel in Rete.

I risultati dimostrano che sì, la maggioranza degli intervistati preferisce consultare e prenotare sui portali, ma che lo scarto rispetto ai siti proprietari è decisamente inferiore rispetto a quella che è la percezione diffusa degli albergatori a livello internazionale:

Il 55% degli intervistati nella maggior parte dei casi scegli una OTA quando è in cerca di un hotel
Il 43% per prenotare un hotel si affida al sito a alle applicazioni dei portali vs. 40% che sceglie di prenotare sul sito ufficiale dell’hotel
7 intervistati su 10 dichiara che prenotare sulle OTA garantisce sicurezza e trasparenza

Expo Milano 2015

Mancano poco più di due mesi all’inizio dell’Expo 2015, che si terrà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre, e tutto il mondo alberghiero è in fibrillazione. Le stime promettono che Milano sarà tra le destinazioni più cercate dell’anno a livello globale e si attendono addirittura venti milioni di visitatori.

Per questo non c’è tempo da perdere: se il vostro hotel ruota intorno all’Expo 2015 è il momento di lanciare una strategia di web marketing come si deve per sfruttare al massimo l’ondata di flussi turistici prevista.




Schizzano le ricerche su Milano di Italiani e Francesi

Per documentare l’effetto che l’Expo 2015 sta avendo su Milano e la Lombardia, l’Osservatorio Trivago ha presentato alla BIT gli ultimi risultati di una ricerca dedicata.

Le proiezioni evidenziano già una forte crescita delle richieste relative alla zona.

“L’esplosione delle ricerche su Milano sta iniziando a farsi sentire, – ha dichiarato Giulia Eremita, Marketing Manager di Trivago Italia – Quello che notiamo già dai primi giorni del nuovo anno, è la forte presenza del mercato francese che ha incrementato il proprio interesse verso Milano di ben il 184%.”

Confrontando le ricerche su Milano da maggio ad ottobre rispetto all’anno precedente, finora si è registrato un incremento dell’attrattività rispetto alle altre città italiane pari al 44%, tanto che si ipotizza già che Milano possa essere, insieme a Roma e Venezia, tra le destinazioni più cercate al mondo per il 2015.

La ricaduta dell’evento non sembra riguardare soltanto Milano. Se prendiamo in esame la prima settimana dell’Expo (1-8 maggio 2015), l’occupazione alberghiera è già del 45% a Milano, ma anche Rozzano registra una disponibilità solo del 25%, Lodi del 50% e Sesto San Giovanni del 55%. Un’occupazione destinata sicuramente a salire.

Tra i turisti interessati a Milano i più numerosi sono gli Italiani, con un incremento delle ricerche del 51%.

Dall’estero invece si impennano le ricerche dei Francesi, in aumento del 184%, e con più moderazione quelle dei Belgi (+57%) e degli Inglesi (+29%). Crescono, anche se in modo meno marcato, le ricerche di Spagnoli (+12%) e di Olandesi (+8%).

Mancano all’appello i Tedeschi, che pur essendo uno dei mercati più importanti per Trivago, sembrano indugiare rispetto agli altri, forse spaventati dalle tariffe degli hotel nei primi giorni dell’Expo.

Le tariffe rilevate per la prima settimana sono già altissime, con un +40% rispetto all’ultima settimana di aprile e un vero e proprio raddoppio rispetto al 2014 (il prezzo medio della camera doppia è a 266 €).



Una strategia marketing in 10 punti per sfruttare Expo 2015

Che siate a Milano, in Lombardia o in un’altra delle maggiori destinazioni italiane, l’Expo 2015 promette di dare al turismo italiano una bella occasione per brillare. ù

Per non farsi cogliere impreparati dovete predisporre una strategia marketing di tutto punto, come quella che vi suggeriamo:

1 – Preparate il sito ufficiale

Dedicate una pagina o una sezione del sito a Expo 2015, meglio se dinamica, perché possiate aggiornarla volta per volta quando c’è una novità interessante. Date ai potenziali ospiti tutte le informazioni di cui hanno bisogno: orari, biglietteria, numeri di telefono, come raggiungere la location dal vostro hotel, altre informazioni e curiosità. La ricchezza di contenuti freschi vi aiuterà sia con gli utenti, che vi percepiranno come un hotel affidabile e attento, sia sui motori di ricerca. Se il vostro sito è solo in Italiano o in Inglese, questa potrebbe essere l’occasione per valutare una versione in altre lingue, magari in francese e in tedesco.


2 – Create più offerte a seconda del target

Expo 2015 non accoglierà solo turisti e viaggiatori, ma anche operatori e professionisti. Pensate ad un’offerta speciale dedicata per entrambi i target, includendo nel pacchetto dei benefit differenziati a seconda delle esigenze: per esempio quotidiano in camera ed early breakfast per chi è in viaggio di lavoro; late check-out e transfer gratuito per chi viene in vacanza.


3 – Differenziatevi dalla massa e fate parlare di voi

Pensate ad un’offerta davvero originale, che vi differenzi da tutti i concorrenti, magari ispirandovi al tema di Expo 2015, ovvero “Nutrire il Pianeta – Energia per la Vita”. In fondo Cibo e Turismo sono da sempre un connubio perfetto – a cui in questa occasione si aggiunge la sostenibilità, uno dei temi caldi del turismo di oggi – e sicuramente non avrete difficoltà a inventarvi un’offerta che comprenda questi elementi.

Spingetevi oltre alle solite degustazioni o alle cene a tema, magari con una colazione ad hoc di stampo “equosolidale” o con un corso di cucina ideato in partnership con dei professionisti per imparare a cucinare senza sprechi. Se invece volete puntare sulla sostenibilità, questo è il momento perfetto per ripensare i vostri servizi in maniera ecosostenibile, magari varando un nuovo piano per ridurre l’impatto dell’hotel sul pianeta. Oppure pensate a un’offerta “benefica” in partnership con associazioni e onlus che si occupano di sfamare i più poveri della terra, in pieno stile Marketing 3.0.

Più creativi riuscirete ad essere più farete parlare di voi: questo è il modo migliore per ottenere visibilità e guadagnarvi link “naturali” su siti di turismo, di informazione e sui social.


4 – Lanciate un contest e mettete in palio i biglietti per l’Expo 2015

Se volete guadagnare visibilità, potete anche lanciare un concorso online, magari sfruttando i canali social. Create un hashtag ufficiale, mettete in palio i biglietti, scegliete le modalità di partecipazione (creazione di post, di foto oppure di video) e il gioco è fatto. Ovvimente dopo avere pianificato il contest, è fondamentale promuoverlo al massimo delle vostre possibilità, anche a pagamento. Se di concorsi siete a digiuno potete utilizzare il nostro Tutorial per concorsi su Instagram.


5 – Fate promozione con il PPC di Adwords, su rete di ricerca e rete display

Se avete predisposto una sezione del sito e un’offerta per l’Expo 2015 potete lanciare una campagna Adwords creando annunci ad hoc che mettano in luce i benefit della vostra offerta. Oltre alla rete di ricerca potreste provare anche a lanciare una campagna display, chiedendo al vostro partner web di creare dei banner belli ed accattivanti che mettano in evidenza il brand EXPO2015. Va da sé che è fondamentale fare campagne separate per ogni paese a cui siete interessati, con annunci e landing page in lingua.


6 – Sfruttate Facebook

La pagina Facebook di Expo 2015 conta oltre 997.000 fan. Segno che chi è interessato all’evento frequenta il social network. Per intercettare questi utenti create delle campagne a pagamento su Facebook, selezionando un target che abbia Expo tra gli interessi. Anche in questo caso potete prevedere di fare campagne in lingue diverse rivolte a Paesi diversi.


7- Lanciate una newsletter dedicata

Una volta creata la vostra offerta fatelo subito sapere ai vostri clienti fidelizzati. Inviate una newsletter tematizzata chiedendo aiuto alla vostra web agency. Se avete predisposto più di una offerta (per coppie, per famiglie, per viaggi di lavoro), filtrate la vostra mailing list e inviate a ciascuno il contenuto più adatto, perché questo vi aiuterà a ottenere migliori tassi di apertura e di conversione.


8- Raccogliente materiali di prima mano e tematizzate i canali sociali

Approfittate dell’evento per creare contenuti tematizzati per la vostra pagina Facebook, Twitter, Pinterest o Instagram. Per ottenere migliori risultati visitate l’Expo con il vostro staff e raccogliete scatti, diverteneti e interessanti, documenti di approfondimento, partecipante ad eventi di cui poi raccontare sui vostri canali. Oltre a questo, visto che parliamo di cibo e di nutrimento per il pianeta potete anche sbizzarrirvi dando ricette (attingete al sito ufficiale Expo Worldrecipies), consigli culinari, curiosità legate alla sostenibilità e via dicendo. In questo modo avrete maggiori possibilità di essere ricondivisi e di legare il vostro brand all’evento.


9- Create contenuti gratuiti in tema con EXPO

Fare content marketing in tema con l’Expo 2015 non potrebbe essere più facile. Una volta visitato l’Expo, potete rinuire i materiali raccolti dal vivo e distriburli in contenuti di qualità (articoli, guide, consigli). Anche in questo caso però potete creare PDF con le migliori ricette della regione o con i consigli su dove mangiare vicino al vostro hotel. Fate una guida o un contenuto che possa interessare i vostri potenziali clienti e regalatelo gratuitamente a chi prenota dal vostro sito ufficiale o vi segue sui social.


10 – Attenzione al Revenue Management

Questo è uno dei classici eventi in cui si tende a mirare in alto, sparando fin da subito tariffe elevate. Ricordate però che se partite da tariffe troppo alte rischiate di dover riabbassarle più tardi se le prenotazioni non entrano. Seguite invece le regole base del Revenue, per cui è indispensabile partire dal basso per correggere gradualmente le tariffe al rialzo.

Marketing Estremo

Hotel Web Marketing Estremo: come diventare famosi regalando camere a 1 euro!
26 febbraio 2015

leggi l’articolo completo...Sareste disposti a mettere in palio ogni mese 100 camere del vostro hotel a 1 euro ciascuna?

Scommetto che molti di voi preferirebbero tagliarsi il dito di una mano prima di farlo. Ma c’è chi, invece, per diventare famoso farebbe questo ed altro. Chiedetelo al Qbic Hotel, che tutti conoscono per il suo concorso The Qbic Hotel London £1 Room Sale, una portentosa campagna di web marketing estremo per generare visibilità e nuovi clienti.


Grazie a questo concorso, il Qbic Hotel si è aggiudicato il 2014 eMarketer of the Year Award, prestigioso premio degli Adrian Awards assegnati dalla HSMAI.



Un concorso da 10.000 partecipanti al mese

Il concept del concorso è estremamente semplice: mettere in palio 100 camere a 1 dollaro al mese attraverso un sorteggio casuale.

Il Qbic è un nuovo pod-hotel di Londra dallo stile molto giovane e dalle tariffe medie (si parte da 79 sterline per la camera standard, ma a seconda del periodo si possono arrivare a spendere oltre 200 sterline).

Per farsi conoscere c’era bisogno di un’idea folle, proprio come questo concorso.

Il sistema era estremamente semplice: l’utente doveva iscriversi con la propria mail e ogni mese riceveva una newsletter che annunciava con 24 ore d’anticipo l’apertura del concorso. All’ora designata bastava cliccare sul link inviato per mail per scoprire se si era vinto o meno. Il sistema assegnava casualmente le camere a 1 sterlina (sul sito trovate tutti i dettagli).

I vincitori potevano poi prenotare direttamente dal booking dell’hotel, presentarsi con il voucher della vittoria e per soggiornare non dovevano far altro che inserire una sterlina in un contenitore a scelta al front desk destinato alla raccolta fondi per due associazioni benefiche locali.

Per massimizzare l’efficacia del concorso, l’hotel ha messo in campo azioni di marketing a pagamento e non su tutti i canali online:

Video su YouTube
Promozione sui principali social media
Campagne PPC su Google
E-mail marketing
Ecco il video ufficiale:



La campagna è stata un successo: ha generato 10.000 contatti mensili e un aumento delle revenue dirette dell’87%.



Un’idea perfetta per farsi conoscere dai clienti target

Per farsi notare bisogna osare. L’importante è osare con consapevolezza e con cognizione di causa.

In questo caso, se la campagna può sembrare destabilizzante a qualsiasi albergatore, c’è da considerare che è stata congegnata in modo molto astuto, sia per generare brand awareness, che per costruire un bacino di contatti di alta qualità da fidelizzare.

Si rivolge precisamente al target desiderato
Il target in questione sono coloro che amano viaggiare ma che sono a caccia di hotel economici o a prezzi accessibili, non certo a strutture di lusso. L’idea di regalare camere in cambio di 1 sterlina da destinare in beneficenza è un ottimo modo per attirare l’attenzione dei cosiddetti “bargain hunters”.

Spinge sui canali sociali e i video
I potenziali clienti del Qbic Hotel sono viaggiatori giovani, per questo la promozione si è concentrata soprattutto sui canali social e su YouTube, apprezzato soprattutto dai millennial.

La semplicità paga sempre
Per quanto l’idea sia originale, il sistema è talmente semplice che persino un bambino riuscirebbe a partecipare. Ricordate sempre che nei concorsi online il numero di campi da compilare per partecipare è inversamente proporzionale al numero di partecipanti guadagnati. In questo caso bas

Expo 2015

Expo 2015: mini-guida per sfruttare al massimo l’ondata di visitatori in arrivo
27 febbraio 2015




leggi l’articolo completo...Mancano poco più di due mesi all’inizio dell’Expo 2015, che si terrà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre, e tutto il mondo alberghiero è in fibrillazione. Le stime promettono che Milano sarà tra le destinazioni più cercate dell’anno a livello globale e si attendono addirittura venti milioni di visitatori.

Per questo non c’è tempo da perdere: se il vostro hotel ruota intorno all’Expo 2015 è il momento di lanciare una strategia di web marketing come si deve per sfruttare al massimo l’ondata di flussi turistici prevista.

Schizzano le ricerche su Milano di Italiani e Francesi

Per documentare l’effetto che l’Expo 2015 sta avendo su Milano e la Lombardia, l’Osservatorio Trivago ha presentato alla BIT gli ultimi risultati di una ricerca dedicata.

Le proiezioni evidenziano già una forte crescita delle richieste relative alla zona.

“L’esplosione delle ricerche su Milano sta iniziando a farsi sentire, – ha dichiarato Giulia Eremita, Marketing Manager di Trivago Italia – Quello che notiamo già dai primi giorni del nuovo anno, è la forte presenza del mercato francese che ha incrementato il proprio interesse verso Milano di ben il 184%.”

Confrontando le ricerche su Milano da maggio ad ottobre rispetto all’anno precedente, finora si è registrato un incremento dell’attrattività rispetto alle altre città italiane pari al 44%, tanto che si ipotizza già che Milano possa essere, insieme a Roma e Venezia, tra le destinazioni più cercate al mondo per il 2015.

La ricaduta dell’evento non sembra riguardare soltanto Milano. Se prendiamo in esame la prima settimana dell’Expo (1-8 maggio 2015), l’occupazione alberghiera è già del 45% a Milano, ma anche Rozzano registra una disponibilità solo del 25%, Lodi del 50% e Sesto San Giovanni del 55%. Un’occupazione destinata sicuramente a salire.

Tra i turisti interessati a Milano i più numerosi sono gli Italiani, con un incremento delle ricerche del 51%.

Dall’estero invece si impennano le ricerche dei Francesi, in aumento del 184%, e con più moderazione quelle dei Belgi (+57%) e degli Inglesi (+29%). Crescono, anche se in modo meno marcato, le ricerche di Spagnoli (+12%) e di Olandesi (+8%).

Mancano all’appello i Tedeschi, che pur essendo uno dei mercati più importanti per Trivago, sembrano indugiare rispetto agli altri, forse spaventati dalle tariffe degli hotel nei primi giorni dell’Expo.

Le tariffe rilevate per la prima settimana sono già altissime, con un +40% rispetto all’ultima settimana di aprile e un vero e proprio raddoppio rispetto al 2014 (il prezzo medio della camera doppia è a 266 €).



Una strategia marketing in 10 punti per sfruttare Expo 2015

Che siate a Milano, in Lombardia o in un’altra delle maggiori destinazioni italiane, l’Expo 2015 promette di dare al turismo italiano una bella occasione per brillare. ù

Per non farsi cogliere impreparati dovete predisporre una strategia marketing di tutto punto, come quella che vi suggeriamo:

1 – Preparate il sito ufficiale

Dedicate una pagina o una sezione del sito a Expo 2015, meglio se dinamica, perché possiate aggiornarla volta per volta quando c’è una novità interessante. Date ai potenziali ospiti tutte le informazioni di cui hanno bisogno: orari, biglietteria, numeri di telefono, come raggiungere la location dal vostro hotel, altre informazioni e curiosità. La ricchezza di contenuti freschi vi aiuterà sia con gli utenti, che vi percepiranno come un hotel affidabile e attento, sia sui motori di ricerca. Se il vostro sito è solo in Italiano o in Inglese, questa potrebbe essere l’occasione per valutare una versione in altre lingue, magari in francese e in tedesco.


2 – Create più offerte a seconda del target

Expo 2015 non accoglierà solo turisti e viaggiatori, ma anche operatori e professionisti. Pensate ad un’offerta speciale dedicata per entrambi i target, includendo nel pacchetto dei benefit differenziati a seconda delle esigenze: per esempio quotidiano in camera ed early breakfast per chi è in viaggio di lavoro; late check-out e transfer gratuito per chi viene in vacanza.


3 – Differenziatevi dalla massa e fate parlare di voi

Pensate ad un’offerta davvero originale, che vi differenzi da tutti i concorrenti, magari ispirandovi al tema di Expo 2015, ovvero “Nutrire il Pianeta – Energia per la Vita”. In fondo Cibo e Turismo sono da sempre un connubio perfetto – a cui in questa occasione si aggiunge la sostenibilità, uno dei temi caldi del turismo di oggi – e sicuramente non avrete difficoltà a inventarvi un’offerta che comprenda questi elementi.

Spingetevi oltre alle solite degustazioni o alle cene a tema, magari con una colazione ad hoc di stampo “equosolidale” o con un corso di cucina ideato in partnership con dei professionisti per imparare a cucinare senza sprechi. Se invece volete puntare sulla sostenibilità, questo è il momento perfetto per ripensare i vostri servizi in maniera ecosostenibile, magari varando un nuovo piano per ridurre l’impatto dell’hotel sul pianeta. Oppure pensate a un’offerta “benefica” in partnership con associazioni e onlus che si occupano di sfamare i più poveri della terra, in pieno stile Marketing 3.0.

Più creativi riuscirete ad essere più farete parlare di voi: questo è il modo migliore per ottenere visibilità e guadagnarvi link “naturali” su siti di turismo, di informazione e sui social.


4 – Lanciate un contest e mettete in palio i biglietti per l’Expo 2015

Se volete guadagnare visibilità, potete anche lanciare un concorso online, magari sfruttando i canali social. Create un hashtag ufficiale, mettete in palio i biglietti, scegliete le modalità di partecipazione (creazione di post, di foto oppure di video) e il gioco è fatto. Ovvimente dopo avere pianificato il contest, è fondamentale promuoverlo al massimo delle vostre possibilità, anche a pagamento. Se di concorsi siete a digiuno potete utilizzare il nostro Tutorial per concorsi su Instagram.


5 – Fate promozione con il PPC di Adwords, su rete di ricerca e rete display

Se avete predisposto una sezione del sito e un’offerta per l’Expo 2015 potete lanciare una campagna Adwords creando annunci ad hoc che mettano in luce i benefit della vostra offerta. Oltre alla rete di ricerca potreste provare anche a lanciare una campagna display, chiedendo al vostro partner web di creare dei banner belli ed accattivanti che mettano in evidenza il brand EXPO2015. Va da sé che è fondamentale fare campagne separate per ogni paese a cui siete interessati, con annunci e landing page in lingua.


6 – Sfruttate Facebook

La pagina Facebook di Expo 2015 conta oltre 997.000 fan. Segno che chi è interessato all’evento frequenta il social network. Per intercettare questi utenti create delle campagne a pagamento su Facebook, selezionando un target che abbia Expo tra gli interessi. Anche in questo caso potete prevedere di fare campagne in lingue diverse rivolte a Paesi diversi.


7- Lanciate una newsletter dedicata

Una volta creata la vostra offerta fatelo subito sapere ai vostri clienti fidelizzati. Inviate una newsletter tematizzata chiedendo aiuto alla vostra web agency. Se avete predisposto più di una offerta (per coppie, per famiglie, per viaggi di lavoro), filtrate la vostra mailing list e inviate a ciascuno il contenuto più adatto, perché questo vi aiuterà a ottenere migliori tassi di apertura e di conversione.


8- Raccogliente materiali di prima mano e tematizzate i canali sociali

Approfittate dell’evento per creare contenuti tematizzati per la vostra pagina Facebook, Twitter, Pinterest o Instagram. Per ottenere migliori risultati visitate l’Expo con il vostro staff e raccogliete scatti, diverteneti e interessanti, documenti di approfondimento, partecipante ad eventi di cui poi raccontare sui vostri canali. Oltre a questo, visto che parliamo di cibo e di nutrimento per il pianeta potete anche sbizzarrirvi dando ricette (attingete al sito ufficiale Expo Worldrecipies), consigli culinari, curiosità legate alla sostenibilità e via dicendo. In questo modo avrete maggiori possibilità di essere ricondivisi e di legare il vostro brand all’evento.


9- Create contenuti gratuiti in tema con EXPO

Fare content marketing in tema con l’Expo 2015 non potrebbe essere più facile. Una volta visitato l’Expo, potete rinuire i materiali raccolti dal vivo e distriburli in contenuti di qualità (articoli, guide, consigli). Anche in questo caso però potete creare PDF con le migliori ricette della regione o con i consigli su dove mangiare vicino al vostro hotel. Fate una guida o un contenuto che possa interessare i vostri potenziali clienti e regalatelo gratuitamente a chi prenota dal vostro sito ufficiale o vi segue sui social.


10 – Attenzione al Revenue Management

Questo è uno dei classici eventi in cui si tende a mirare in alto, sparando fin da subito tariffe elevate. Ricordate però che se partite da tariffe troppo alte rischiate di dover riabbassarle più tardi se le prenotazioni non entrano. Seguite invece le regole base del Revenue, per cui è indispensabile partire dal basso per correggere gradualmente le tariffe al rialzo.

Marketing 3

L’avvento del Marketing 3.0: sarà capace il tuo hotel di cambiare il mondo?
5 febbraio 2015
.Sta arrivando, lo sento nell’aria, un po’ come la calura prima del monsone. Il Marketing 2.0 si sta lentamente evolvendo e adattando ai modi di pensare e di agire delle nuove generazioni. Presto o tardi, raggiungerà un nuovo standard.
Il maestro del marketing internazionale Philip Kotler, con la sua solita capacità visionaria, già nel 2010 aveva indicato il profilarsi del “Marketing 3.0”. Ossia il marketing che farà del mondo un posto migliore in cui vivere.




L’evoluzione del marketing: dal prodotto al cliente all’anima

Lo stesso titolo del volume scritto da Kotler assieme a Hermawan Kartajaya e Iwan Setiawan, “Marketing 3.0 – Dal prodotto al cliente all’anima”, lascia facilmente intuire quale sia l’evoluzione che attende il nostro modo di fare promozione. Il focus del marketing si è spostato nel tempo dal prodotto al cliente, ma domani si spingerà ben oltre, mirando a toccare l’anima e la spiritualità del consumatore.

Questa evoluzione è ben rappresentata dalla tabella riepilogativa.


(passa il mouse sopra l’immagine per ingrandirla)

È chiaro che oggi, almeno nel mondo dell’ospitalità, ci troviamo (quando va bene) ancora nel pieno del marketing 2.0: le strutture si focalizzano sul consumatore, sulla sua soddisfazione e fidelizzazione, si cerca un rapporto one-to-one e si desidera offrire sia servizi che emozioni.

“Il marketing attualmente predicato – dice Kotler – si fonda su un modello prevalentemente basato sulla persuasione, la conquista e la manipolazione del consumatore finale.”

Anche nel modello del Marketing 3.0 si mira a soddisfare il consumatore, ma con una differenza sostanziale: “Le imprese possiedono anche missioni, visioni e valori volti a dare un contributo al mondo.”

Insomma, le imprese che volgono lo sguardo al Marketing 3.0 non vogliono solo vendere, vogliono rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.

“Il Marketing 3.0 pone le questioni culturali al cuore del modello di business.”



Hyatt e l’impegno ambientale

Tra i brand alberghieri che sembrano aver adottato un approccio volto al Marketing 3.0 c’è Hyatt. La catena alberghiera è già da qualche anno impegnata nell’applicazione di pratiche “green” di cui ha fatto un vero e proprio manifesto parte integrante della mission aziendale.

L’agosto scorso ha pubblicato un piano di pratiche da applicare in ogni struttura volte a ridurre pesantemente il consumo di energia, i rifiuti e lo spreco di acqua entro il 2020.

“Questo obiettivo riflette l’impegno di Hyatt ad essere un catalizzatore per portare più cuori, mani e menti a collaborare per favorire una maggiore sostenibilità ambientale nel mondo.”

Non sappiamo quanto questa nuova mission abbia impattato o impatterà sul business di Hyatt, ma a giudicare dai suoi riconoscimenti potrebbe avere contribuito al suo successo come ambiente di lavoro tra i più ambiti al mondo: nel 2014 è stato riconosciuto tra i 50 migliori posti di lavoro al mondo secondo Glassdoor e nella top 100 di Fortune, oltre che miglior posto di lavoro in assoluto per la comunità LGBT.

Anche catene alberghiere italiane si stanno avvicinando a questo modello, basti pensare a UNA Hotels, ad Accor e i suoi 21 impegni per il pianeta, o al programma Best Western Consapevoli. Ma c’è da capire quanto questa nuova visione diventerà parte integrante dell’essenza del brand. Ma c’è da vedere quanto questa nuova visione sarà integrata nella missione del brand e quanto il brand stesso riuscirà a comunicare questi valori ai clienti, ai dipendenti e agli investitori.

Voler cambiare il mondo non basta, bisogna farlo e dimostrarlo.



3 Buoni motivi per passare al Marketing 3.0

Non è facile cambiare la propria mission e imperniarla sul principio della solidarietà: questo presuppone tra le altre cose una forte vocazione da parte della direzione e della proprietà. Detto questo i benefici che se ne possono trarre nel lungo periodo valgono lo sforzo:

Differenziarsi dalla concorrenza
Una maggiore attenzione al prossimo o all’ambiente può diventare un fattore distintivo difficile da replicare per la concorrenza in modo genuino. Una volta divenuti campioni di un certo settore sarà difficile scalzarvi. Ricordatevi che gli ospiti di domani, ossia i Millennial sono molto sensibili all’impegno sociale dimostrato dalle aziende. Adottare questo approccio potrebbe spianarvi la via al cuore dei viaggiatori di domani.

Le storie nascono da sole
Gli hotel che abbracciano il Marketing 3.0 non hanno più il problema di individuare una storia che li rappresenti o di come raccontarla ai loro clienti. I loro clienti stessi la sapranno raccontare per loro. Ma anche lo staff, i collaboratori, i partner. Tutti avranno interesse a partecipare al racconto collettivo della vostra storia. Perché così sentiranno di dare anch’essi un contributo al miglioramento. È così che si fidelizza e che si diventa icone.

Si attraggono persone migliori
Secondo Kotler il Marketing 3.0 è anche il sistema più efficace per attrarre i migliori talenti in azienda: “Costruendo la propria integrità le imprese possono competere sul mercato del talento, accrescere la propria produttività. Vendere i propri valori ai dipendenti è importante quanto trasmettere il senso della propria missione ai consumatori.” In altre parole un hotel con una mission a forte vocazione sociale o ambientale, attrae naturalmente uno staff che si riconosce nell’hotel, perché percepisce che quei valori sono allineati ai suoi. In questo modo sarete certi di avere collaboratori migliori, più sensibili e quindi più portati all’empatia col cliente.



Non basta risparmiare sugli asciugamani

Decidere di fare della propria azienda un modello di crescita per la società, come abbiamo visto può portare enormi vantaggi.

Ma attenzione: la vocazione e la missione dell’azienda devono essere realmente e concretamente votate a questo cambiamento, altrimenti si rischia di essere smascherati dai clienti e di perdere la loro fiducia.

Come abbiamo visto nel caso di un hotel, non si tratta di fare qualche raccolta benefica o di ridurre gli sprechi usando meno asciugamani. Perché l’hotel abbracci davvero il Marketing 3.0, il cambiamento deve diventare genuinamente parte integrante della sua filosofia e del suo DNA, ed ogni azione fatta deve risultare coerente con questa nuova visione.

“Per riuscire a connettersi con i consumatori a livello umano, le marche devono sviluppare un DNA di autenticità quale elemento chiave di una vera differenziazione.”

Brand Reputation prevenire o Curare??

Se ce lo avesse comunicato, avremmo provveduto subito a risolvere il problema.” Quante volte avete risposto con queste parole a un cliente che ha lasciato una recensione negativa perché ad esempio ha trovato una lampadina rotta in camera all’arrivo e non ve lo ha detto?

Il cliente dà per scontato che lo staff si accorga da solo di tutte le mancanze, senza considerare che anche nell’hotel migliore del mondo capita di sbagliare. E questo crea un dannoso scollamento tra la sua percezione di voi e la realtà. Una soluzione c’è: chiedere un feedback al cliente fin da subito.


Il feedback dopo il check-in: fatelo da soli

Di solito le sviste dello staff incidono proprio sulla prima impressione che l’ospite ha dell’hotel. Il cliente si accorge di una mancanza non appena mette piede in camera e, naturalmente, ne resta deluso.

Il segreto per evitare che questo accada è prestare la massima attenzione alla preparazione della camera, ma specie nelle grandi strutture qualcosa può sempre sfuggire.

Che si fa allora? È a questo scopo che Expedia ha lanciato il nuovo servizio “Real Time Feedback”. Ai clienti che hanno prenotato dal portale, a poche ore dal check-in, viene inviato un piccolo sondaggio email per dare un feedback immediato all’hotel.

Questo dovrebbe permettere all’albergatore di intervenire subito e di prevenire le recensioni negative.

Non capiamo ancora esattamente come funzioni in dettaglio il servizio di Expedia, ma in tutta onestà mi domando: perché non lo fate da soli? E perché non lo fate diventare uno standard del vostro hotel?

I migliori hotel hanno da sempre l’ottima abitudine di dare al cliente il tempo di sistemarsi in camera e di chiamarlo per sapere se sia tutto a posto.

Questa è una soluzione preferibile perché:

Vi permette di stabilire un contatto amichevole con il cliente e di dimostrargli fin da subito che vi prendete cura di lui, in modo personale e meno distaccato
Saprete con chi state parlando: presumibilmente il sistema di Expedia non sarà anonimo, ma questo potrebbe essere un deterrente per il cliente, che successivamente avrà timore di lasciare una recensione online (magari negativa) ed essere riconosciuto. Una telefonata di cortesia sarà più informale e non farà sorgere inutili preoccupazioni nei clienti.
In caso ci fossero problemi, potrete raccogliere maggiori informazioni ed eventualmente personalizzare maggiormente l’intervento necessario, magari con un biglietto di scuse scritto di vostro pugno


Il feedback dopo il check-out: fatelo diventare uno standard

Un altro utile strumento per prevenire le recensioni negative e aver modo, se possibile, di scusarsi e rimediare prima che il cliente corra a lamentarsi su TripAdvisor o sulla OTA dove ha prenotato, è il sondaggio appena dopo il check-out.

Dal momento che in questo caso una telefonata personale sarebbe impossibile e fuori luogo, ci sono diversi strumenti sul mercato che permettono di fare sondaggi personalizzati da inviare automaticamente ai clienti per capire fin da subito come è stato il soggiorno.

A BTO 2014 abbiamo avuto modo di presentare GuestWiz (attualmente in betatest per alcuni clienti ma presto disponibile a tutti), nuovo sistema di sondaggio post check-out nato proprio dalle richieste espresse da tanti albergatori nostri clienti di avere uno strumento per intercettare i “silent complainers” e fare qualcosa prima che sia troppo tardi.

Da anni abbiamo clienti che inviano questo tipo di sondaggio fai-da-te appena dopo il rientro degli ospiti con ottimi riscontri sul versante della brand reputation. Il sondaggio ricevuto una volta tornati a casa permette di:

Individuare chi è soddisfatto del soggiorno, in modo da incentivarlo a lasciare una buona recensione sui canali online
Individuare chi è rimasto insoddisfatto e perché: in questo modo potrete contattare il cliente, confrontarvi di persona e cercare il modo per scusarvi o rimediare se c’è modo
Se la vostra proprietà ve lo consente, l’ideale per prevenire le lamentele online è adottare entrambe le soluzioni: accertarvi di persona fin dall’inizio del soggiorno che il cliente sia contento e dopo il rientro a casa inviare un sondaggio personalizzato.

Le strategie di booking

Qualche settimana fa Booking.com ha annunciato che, per allinearsi alle richieste delle autorità dell’Antitrust, a breve avrebbe modificato la clausola di applicazione della Rate Parity.

Per saperne di più su come cambieranno le cose e cosa c’è da aspettarsi, abbiamo intervistato in esclusiva per voi Andrea D’Amico, Regional Director di Booking.com in Italia.


D’Amico ci ha spiegato in che cosa consisterà la nuova parità tariffaria ma ha confessato che sarebbe sorpreso se questa prima o poi venisse a mancare, poiché in questo caso la situazione per gli hotel indipendenti non sarebbe così semplice come molti credono.

Per capire in che direzione sta andando il mercato e come Booking.com si prepara al 2015, D’Amico ci ha anche svelato i piani del portale per migliorare l’esperienza dell’utente al massimo grado.

1. Recentemente si è molto parlato della modifica alla clausola di rate parity che vorreste introdurre sia in Italia che in altri paesi. Può spiegarci in dettaglio di cosa si tratta, se e quando entrerà in vigore? Pensa che potrebbe essere applicata a livello globale?

D’Amico: In base alla proposta presentata da Booking.com, ed accettata dalle autorità di Italia, Francia e Svezia, gli alberghi possono offrire tariffe più basse ad altri intermediari e rispettare la parità tariffaria soltanto per le prenotazioni dirette che non provengano da loro clientela fidelizzata.
La nuova parità tariffaria è entrata in vigore a metà Dicembre ed è sottoposta attualmente ad un test di mercato prima di essere definitivamente approvata.

2. L’annuncio prevede l’abolizione della clausola di rate parity tra Booking.com e le altre OTA, mentre rimane nei confronti del sito dell’hotel. Da molte parti si sono levate critiche su questa scelta che viene ritenuta solo un palliativo che non cambierà le cose dal punto di vista della libera concorrenza. Cosa ne pensa in merito?

D’Amico: L’indagine da parte dell’Antitrust era mirata ad individuare possibili restrizioni alla concorrenza tra OTA, riteniamo che le modifiche apportare vadano esattamente in questa direzione.
3. Alcuni albergatori temono che, nel caso scegliessero di offrire tariffe più convenienti ad altri intermediari, potrebbero esserci delle penalizzazioni su Booking.com. Certe strategie tariffarie potrebbero avere una ripercussione negativa sulle performance all’interno del vostro portale?

D’Amico: La performance su Booking.com dipende dalla competitività dell’offerta degli alberghi sul nostro sito di cui ovviamente la tariffa è una delle componenti principali; tariffe non competitive potrebbero portare ad un calo della conversion (il rapporto tra prenotazioni e visite alle pagine di ciascuna struttura) che è uno dei parametri fondamentali su cui si basa il posizionamento degli alberghi sul sito. Non c’è alcuna intenzione di penalizzare alcuna struttura ma molto semplicemente il sistema offre automaticamente maggiore visibilità agli alberghi che convertono meglio.
4. Può spiegarci perché Booking.com non prevede di rimuovere la clausola anche nei confronti del sito dell’hotel?

D’Amico: Per ogni struttura che si registra ci occupiamo di creare una pagina di presentazione, tradurla fino a 42 lingue, renderla visibile non soltanto su Booking.com ma anche su oltre 5.000 siti affiliati, su supporti mobile come smartphone e tablet; investiamo in visibilità tramite campagne a pagamento su tutti i motori di ricerca ed in tutte le lingue, mettiamo a disposizione delle strutture un’assistenza clienti multilingua 24/7; a fronte di tutto questo, l’albergo non sostiene alcun costo se non le commissioni sulle prenotazioni andate a buon fine.
Nel caso in cui il cliente trovasse tariffe più basse sul sito dell’albergo, dovremmo sostenere tutti i costi relativi alle attività di cui sopra senza aver possibilità di alcun ritorno in quanto Booking.com verrebbe consultato per la scelta della sistemazione ma poi la prenotazione avverrebbe direttamente.

5. Se dovesse arrivare realmente la caduta dell’obbligo di rate parity, che scenario si immagina ci troveremmo ad affrontare?

D’Amico: Il nostro attuale modello di business non sarebbe più sostenibile ed andrebbe completamente rivisto; vista la popolarità che ha riscontrato sia da parte degli albergatori che i consumatori penso sarebbe un danno per tutti.
Se Booking.com diminuisse o cessasse i propri investimenti sarebbero gli alberghi stessi a doverli sostenere con costi e rischi più alti; questo avrebbe anche ripecussioni negative sulle tariffe offerte e comporterebbe, quindi, danni anche per i consumatori.

6. Booking.com è da sempre un compendio di best practice nella vendita online di viaggi. Può anticiparci quali miglioramenti e investimenti verranno effettuati in questo 2015 per ottimizzare ulteriormente l’esperienza del viaggiatore?

D’Amico: Una parte sempre maggiore di prenotazioni viene effettuata tramite smartphone e tablet, non solo quando ci si trova già a destinazione e si cerca una sistemazione per il giorno stesso ma anche quando si potrebbe prenotare tramite un altro supporto come il laptop; uno dei focus principali è quindi quello di far sì che qualunque sia la piattaforma utilizzata l’esperienza dell’utente che utilizza Booking.com sia sempre la migliore possibile.
7. Sono sempre di più gli utenti che pianificano e prenotano da mobile. Quanto è importante per voi questo segmento e come pianificate di migliorare le vostre performance in futuro su mobile?

D’Amico: Abbiamo da poco lanciato negli Stati Uniti Booking Now che permette di prenotare un albergo in pochi secondi; è una app che rivoluziona il modo in cui la ricerca di un albergo è stata effettuata fino ad oggi.
8. Expedia ha dichiarato esplicitamente di voler focalizzare in futuro tutti gli sforzi su una maggiore personalizzazione dell’esperienza dell’utente. Se anche per voi è lo stesso, quali strumenti e strategie pensate di sfruttare per raggiungere questo risultato?

D’Amico: Oggi circa 600mila strutture sono prenotabili su Booking.com, in molte destinazioni ne offriamo centinaia, in alcune anche più di mille; questo rende necessario dare agli utenti la possibilità di restringere la ricerca ed ordinare i risultati in base a quelli che sono i criteri che interessano loro maggiormente per far si che la sistemazione ideale venga trovata con pochi click. Investiamo quindi molte risorse nello sviluppare la navigazione sul sito e nel rendere le informazioni riguardanti le strutture quanto più complete ed aggiornate possibile. Questo aspetto è ancora più rilevante quando la ricerca viene effettuata su smartphone o tablet

Mobile & Hotel

Hotel & Mobile: Google dice che questo matrimonio s’ha da fare!
18 dicembre 2014

leggi l’articolo completo...Se ci fosse ancora qualche albergatore là fuori convinto che il sito mobile-friendly dell’hotel può aspettare, ci penserà Google a fargli cambiare idea. Perché già da qualche settimana sulle SERP degli smartphone ogni sito è contrassegnato da una dicitura identificativa che fa da spartiacque tra i siti mobile e tutti gli altri.

E in una nota ufficiale Google lascia intendere che essere mobile-friendly presto questo potrebbe diventare un fattore di posizionamento da non sottovalutare.


L’anno del mobile deve ancora arrivare

Molti avevano individuato in questo 2014 l’anno del boom del mobile travel, ma a quanto dicono gli esperti il picco di utilizzo degli smartphone deve ancora arrivare.

Per l’Economist, che cita Euromonitor, entro il 2017 più del 30% del valore delle vendite travel saranno mobile e secondo una recente stima di eMarketer proprio “il 2015 vedrà le ricerche da mobile raggiungere il loro culmine – lo stadio in cui la maggioranza della spesa, del traffico organico e de clic a pagamento verranno dagli smartphone e dai tablet, superando l’attività di ricerca tradizionale su desktop e laptop.”

“L’ubiquità degli smartphone – prosegue l’articolo – e l’aumento dell’utilizzo da parte dei consumatori dei telefonini praticamente in tutti i momenti del giorno, significa che la ricerca sarà più mobile che desktop il prossimo anno.”

Google incentiva i webmaster a mettersi in regola col mobile

Qualcuno di voi avrà notato che già da qualche settimana, facendo una ricerca su smartphone, i siti nelle prime posizioni sono solitamente accompagnati da una nuova dicitura: “mobile-friendly”, che avvisa gli utenti che cliccando sul risultato in questione, avranno la certezza di navigare un sito ottimizzato per mobile.

Come spiegano Ryoichi Imaizumi and Doantam Phan sul blog per Webmaster di Google, questo accorgimento è stato introdotto per migliorare l’esperienza dell’utente da mobile, che in questo modo potrà evitarsi tanti frustranti viaggi su siti inutilizzabili oggi ancora all’ordine del giorno.

Perché un sito sia riconosciuto “mobile-friendly” è necessario che lo spider di Google, durante l’indicizzazione per i risultati di ricerca mobile, riconosca nel sito alcune caratteristiche fondamentali:
Assenza di software non supportati da mobile, come il flash
Utilizzo di testi leggibili senza zoomare
Contenuti adattati allo schermo del telefonino, in modo che l’utente non debba scrollare orizzontalmente per leggerli
Link distanziati adeguatamente l’uno dall’altro per rendere più facile cliccare quello giusto
Tutti punti affrontati sul nostro articolo Sito Mobile per l’hotel: 10 domande per capire se hai investito bene i tuoi soldi.

Per essere sicuri che il sito web dell’hotel superi i test di Google e si guadagni il badge mobile-friendly, vi basterà testarlo con il Mobile-Friendly Test inserendo nello spazio l’URL del sito dell’hotel per ottenere i risultati in pochi secondi.

Se il sito dell’hotel è ottimizzato correttamente otterrete un risultato simile a quello dell’Hotel Viest di Vicenza:
Se invece il vostro sito non è ottimizzato oppure chi vi ha fatto il sito mobile non lo ha fatto con i giusti criteri, otterrete un risultato di questo tipo:

BTO le strategie per contrastare le OTA

La disintermediazione dalle OTA non è solo un problema per i piccoli hotel indipendenti: anche le grandi catene devono mettere in atto politiche di distribuzione strategiche. Ne parla a BTO Jean Luc Chretien, Executive Vice President Marketing & Distribution di Accor Hotels.

“Le OTA sono dei grandi partner e devono essere trattati coi guanti bianchi,” esordisce lo speaker.


“Lavoriamo dall’84 e abbiamo visto molti cambiamenti, soprattutto nel digitale. Non c’è niente da fare: oggi tutti i clienti sono collegati costantemente e tutto deve essere rivolto in questa direzione. Prendiamo il wi-fi, che non è più un valore aggiunto, è un servizio dovuto, come il letto. Noi abbracciamo questi cambiamenti. Oggi, come Apple e Amazon, dobbiamo costruire siti e applicazioni, ma anche i servizi reali che devono tenere il passo con le aspettative, offrendo esperienze sempre più personalizzate.”

“E’ una grande sfida quella della tecnologia per il settore alberghiero, ma ci siamo dovuti adattare, fare degli investimenti: la connettività con le OTA, i channel manager, i software di distribuzione e di gestione dei dati è fondamentale. Ma non solo, anche i cambiamenti continui nel mobile e nei device ci costringono ad adattarci costantemente.

Infine, c’è la questione della distribuzione, a partire da Google, che offre molte possibilità sia al cliente che all’hotel, ma che allo stesso tempo fa un po’ paura, poiché ci troviamo sempre in mezzo, tra Google e i consumatori. C’è TripAdvisor, un ottimo partner che dobbiamo abbracciare ma anche gestire. Non vogliamo diventarne dipendenti.”

“Le OTA e i metasearch sono opportunità, non sono nemici. Almeno per ora,” dice Chretien.

Non possiamo pensare alle OTA in termini di bianco o nero, ma dobbiamo valutare ciò che possono portare e scegliere di sfruttarli per le opportunità e la visibilità che ci offrono.

Ci sono anche mercati molto lontani che è più facile raggiungere grazie alle OTA: pensiamo a Expedia che ti dà la possibilità di posizionarti bene in mercati come quello americano o quello cinese.

“Certo il rischio di cannibalizzazione dell’attività esiste. Specie quando l’hotel non investe sul canale ufficiale: in fondo molte OTA cannibalizzano traffico che vi sarebbe arrivato in maniera diretta.”

Nei contratti abbiamo clausole che spesso andrebbero contestate, i costi sono sempre crescenti e non diminuiranno. La natura delle OTA rende loro necessario aumentare i costi per mantenersi vivi, per foraggiare la pubblicità su Google.

“Per noi non sono una maledizione né una benedizione: sono una opportunità da saper sfruttare. Come ogni medicina, bisogna prenderla, ma non bisogna abusarne.L’importante è catturare i clienti nelle varie fasi di acquisto. Dobbiamo riacquistare la possibilità di gestire noi il percorso del cliente.”

Mantenere la rate parity può darvi l’impressione di non avere alcun vantaggio rispetto agli intermediari, “la battaglia con le OTA non è persa”, perché gli albergatori hanno la possibilità e gli strumenti per mantenere la loro quota di mercato. Anche se le OTA cresceranno, l’hotel avrà sempre una scelta, conclude Chretien.

Che cosa si può fare? La Accor punta su un mix completo di azioni online.

Investite nella comprensione e nella relazione coi clienti
Investite nella reputazione online, condividendola con tutto lo staff, a tutti i livelli
Curate i contenuti, su tutti i social
Investite nella formazione e nell’istruzione vostra e dei vostri dipendenti
Investite nei giovani, che possono sempre dare idee fresche e innovative
Proteggete il vostro nome, anche per fidelizzare gli utenti nel tempo
Diversificate i vostri canali e non rimanete dipendenti solo dal web –  non dimenticate i clienti che preferiscono prenotare offline
Ottimizzate i prezzi e differenziatevi con condizioni migliori rispetto alle OTA
Infine, fate attenzione ai nuovi attori sul mercato: che siano buoni o cattivi, vanno affrontati
In conclusione, ciò che sostiene Chretien è la stessa posizione che da anni noi sosteniamo con gli hotel nostri clienti. L’atteggiamento delle grandi catene alberghiere è lo stesso che dovrebbe essere mantenuto anche dalle piccole strutture indipendenti: “Ristabiliamo l’equilibrio per non essere solo dipendenti dai distributori.”

IL BTO in attesa News

Uno dei momenti più attesi di questo BTO: l’intervista al Ministro Dario Franceschini, tra aspettative, promesse e punti interrogativi. Una presenza istituzionale che conferma la centralità assunta da BTO come osservatorio analitico e previsionale del sistema turismo in Italia.

‘L’Italia è una repubblica fondata sulla bellezza”: potrebbe diventare questo l’articolo 1 della Costituzione? Giancarlo Carniani prende avvio dal libro del giornalista Emilio Casalini ‘Fondata sulla bellezza’ per introdurre l’intervento del Ministro Dario Franceschini.
Se in un mondo ormai completamente globalizzato le nuove forme di competitività chiamano ogni Paese a riscoprire la propria vocazione, ecco che quella dell’Italia non può che far riferimento alla bellezza del suo patrimonio naturalistico e culturale.

La bellezza, da cifra stilistica dell’Italia, deve diventarne il principale perno di sviluppo, superando un gap importante: per quanto il nostro paese sia al primo posto nella classifica del desiderio, ossia delle destinazioni che si vorrebbero più visitare a livello internazionale, di fatto scende al quinto posto per i paesi realmente più visitati. Perché?

Il nostro patrimonio culturale ha secoli di storia alle spalle, eppure, ancora nel 2014, ne parliamo solo in termini di enorme potenzialità. Come di qualcosa non ancora conosciuto e valorizzato appieno.
Il Ministero del Turismo, afferma Franceschini, è il ministero più importante di questo paese perché il turismo è il vero motore di sviluppo su cui si dovrebbe investire.



Investiamo in un turismo scelto e sostenibile

Non un turismo qualunque, fatto di nicchie e sezioni, ma un turismo sostenibile come elemento distintivo rispetto a qualunque altra realtà nel mondo.

Non si tratta di aumentare il numero dei visitatori in Italia, perché il mercato è già per sua natura destinato a crescere nei prossimi anni: basti pensare alle enormi possibilità che si attendono dalla progressiva apertura della Cina al turismo internazionale.

L’impegno necessario è stabilire piuttosto una direzione e decidere che tipo di turismo vogliamo. Il caso di Venezia e del turismo delle grandi navi è emblematico: si tratta per lo più di un passaggio numerico di visitatori che non arricchisce e non crea indotto alcuno per la destinazione.

Il tipo di viaggiatore che questo sistema paese può e deve puntare ad attrarre è quello che vuole conoscere il territorio attraverso una molteplicità di aspetti che vanno dall’ospitalità, alla gastronomia, all’artigianato locale per approfittare in toto della sua offerta culturale.

Il recente accorpamento di Turismo e Cultura in un unico Ministero risponde alla precisa scelta di investire su questo modello anche se, ci preme sottolineare, il turismo culturale non è l’equivalente di cultura. Il permanere di questa sfera di competenze non permeabile alle gestioni economiche è quello che rende possibile un reale turismo sostenibile.

La riforma del Titolo V

Tra le priorità in Agenda la riforma del Titolo V che assegna le competenze di gestione del turismo alle singole Regioni. Un’esigenza particolarmente avvertita anche dal pubblico di albergatori, tanto che le domande finali (troppo poche) vertono proprio sulla richiesta di una omogeneizzazione della legislazione che consenta una reale competitività di tutte le strutture turistiche anche in fatto di distribuzione online. Tra le altre cose, il Ministro si è impegnato, nelle prossime settimane, a contattare i rappresentanti di ogni Regione per stabilire insieme una linea comune che favorisca una promozione più efficace del brand Italia.

L’altro elemento di riflessione sollevato dal pubblico in sala riguarda l’inadeguatezza, ormai avvertita a livello diffuso, del sistema delle stelle per designare le categorie alberghiere.

Il Ministro auspica una riforma che porti alla definizione di un’attribuzione di giudizio standard a livello europeo, superando quindi non solo la frammentazione regionale, ma anche quella dei singoli stati.

Il Blog del Turismo

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L'Hotel e Pintrest

L’Hotel e l’Arte dei Pin: 5 consigli per guadagnare visibilità su Pinterest
16 settembre 2014

.Facile usare Pinterest vero? Creo qualche bacheca, carico le migliori foto dell’hotel… ma come scegliere le migliori foto?

Per aiutare le aziende che utilizzano Pinterest a guadagnare visibilità e clienti, il social network ha condotto uno studio che lascia emergere quali sono i contenuti più efficaci da condividere.


Pinterest non ha svelato i risultati dell’analisi condotta ma ha inviato agli iscritti della newsletter Pinterest for Business una mini-guida di best practice dal titolo “The Art of the Pin”, che risulta molto utile anche agli hotel che hanno deciso di investire su questo canale sociale.

1 – Pensate Mobile-friendly

Avete mai pensato che la maggior parte degli utenti che utilizza social network, ad esempio Pinterest o Facebook, lo fa da mobile? Ecco perché Pinterest consiglia di:

Usare soprattutto foto verticali: le foto verticali hanno maggior appeal se visualizzate sugli smartphone
Essere concisi: descrizioni e note devono essere ridotti al minimo per essere leggibili anche su telefonino.
Se volete essere sicuri che la vostra strategia sia mobile-friendly, collegatevi al vostro account con lo smartphone e verificate l’effetto che fanno i vostri pin.



2 – Evitate i collage

Capita di trovare immagini con due o più foto al loro interno. Ma se questo tipo di collage funziona molto bene per i pin che parlano di ricette o di altri contenuti didattici, non sono indicati per una struttura ricettiva.

Troppe immagini insieme infatti rischiano di fare confusione, sostiene Pinterest (come nel caso di seguito):



Meglio condividere le foto singolarmente.

3 – Non dimenticate la descrizione e il link al sito dell’hotel

Capita spesso di vedere strutture ricettive che condividono immagini senza contestualizzarle, senza inserire alcuna descrizione. Meglio invece inserire sempre una breve introduzione: “Le migliori descrizioni sono positive e aiutano gli utenti a immaginare che cosa potrebbero fare con il Pin, oltre a dare qualche informazione aggiuntiva.”

Dunque inserite sempre una descrizione, meglio se in inglese, per raggiungere tutti i vostri contatti. E non dimenticate di aggiungere sempre il link alla relativa pagina del vostro sito. Se infatti l’utente volesse maggiori informazioni su di voi, senza link non avrebbe modo di proseguire il percorso.

4 – Non vi concentrate sulle Offerte Speciali

Le offerte passano, il vostro hotel no. Ecco perché Pinterest suggerisce di “evitare descrizioni che si riferiscano a informazioni promozionali limitate nel tempo.” Per lanciare qualche pin legato ad offerte speciali, meglio farlo se si tratta di offerte prolungate nel tempo, mentre è sconsigliabile creare apposite board solo con offerte speciali, magari corredate con link che puntano a pagine che presto o tardi verranno spente.

5 – Aggiungete più informazioni con i Rich Pin

I Rich Pin sono pin speciali a cui si possono aggiungere informazioni specifiche sull’attività: ne esistono diversi tipi, tra cui quelli di luogo (i Place Pins). Questi pin includono una mappa, l’indirizzo e il numero di telefono dell’attività e sono particolarmente indicati per gli hotel.

I Place Pins si creano in automatica quando pubblicate una bacheca con la mappa, come abbiamo visto nell’articolo Pinterest lancia i Place Pins.

Per fare però in modo che la localizzazione sia inserita automaticamente su tutti i pin traendo le informazioni dal vostro sito ufficiale (come hanno fatto Airbnb, Hotels.com, Jetsetter, Booking.com e molti altri) è necessario richiedere al vostro partner web di implementare dei meta-tag sul sito ufficiale dell’hotel, come indicato nella guida ufficiale.

Una volta inseriti i dati sul sito, dovrete visitare la pagina del Rich Pins Validator, dove chiederete a Pinterest di verificare che il sito sia idoneo per avere accesso ai Rich Pin.

Se a prima vista può sembrarvi complicato, ricordate che sono molti gli utenti che navigano su Pinterest anche per trovare idee di viaggio e condividere i vostri contatti può essere un buon modo per farvi raggiungere dai potenziali clienti.
Hotel revenue Management le Novità

Hotel Revenue Management: ciao RevPAR, benvenuto ProPAR
18 settembre 2014

leggi l’articolo completo...Il RevPAR (revenue per available room) è da sempre considerato uno dei più importanti indicatori di riferimento – se non il più importante – per stabile l’efficacia o meno delle strategie di revenue management applicate in hotel.

Ma di recente i revenue manager hanno iniziato a mettere in dubbio che il RevPAR sia l’unità di misura più giusta per farlo. Perché i tempi sono cambiati, i costi di acquisizione del cliente sono lievitati e c’è bisogno di nuove metriche.


I costi di acquisizione sono aumentati di oltre il 20%

Un nuovo studio statunitense pubblicato alla fine di agosto dalla Hospitality Asset Managers Association (“HAMA”) dal titolo “The Rising Costs of Customer Acquisition” – frutto dell’analisi di oltre cento strutture di alto livello in USA e Canada – mette nero su bianco che dal 2009 al 2012 le revenue per camera sono aumentate del 23% (circa il 7% all’anno). Ma anche il costo di acquisizione per cliente è cresciuto quasi velocemente quanto le revenue, appena sotto il 23%.

In particolare sarebbero i costi esterni ad essere notevolmente aumentati rispetto alla crescita delle revenue: sia le spese sostenute dal brand per fare marketing, promozione a pagamento, loyalty programs, ecc., sia quelle sostenute per pagare le commissioni degli intermediari.


Il RevPAR una metrica inadeguata?

Il problema, sostengono in molti, è che il RevPAR non tiene conto dei costi di acquisizione crescenti e dunque non sarebbe più sufficiente per valutare la reale efficacia di una strategia tariffaria.

Scott Dahl, vice presidente della sezione tecnologia alla Hersha Hospitality Management – intervistato su Hotels Mag – sostiene: “È una specie di scherzo il fatto che i nostri report trattino una camera venduta direttamente a un cliente e una venduta attraverso un intermediario con un 20% di margine, entrambe allo stesso prezzo, come se avessero lo stesso valore.”

All’ultima Revenue Optimization Conference tenuta da HSMAI, molti sono stati i revenue manager a discutere di questo argomento. “C’è stata una mancanza di consapevolezza nell’osservare più da vicino i costi – in modo aggregato e per canale – e nel riconoscere che il tasso con cui stanno crescendo questi costi è insostenibile,” ha dichiarato Brian Berry, che si occupa di RM per la Host Hotels and Resorts di Bethesda nel Maryland.

Ecco perché i revenue manager sono a caccia di nuove metriche che definiscano in modo più chiaro e preciso i profitti al netto dei costi di acquisizione.
Tripadvisor lancia Q&A

TripAdvisor lancia Q&A: il cliente chiede, l’hotel risponde
20 giugno 2014

.Oltre a rispondere alle recensioni degli utenti, presto potrete dialogare online con i clienti interessati al vostro hotel direttamente su TripAdvisor.

Il Gufo infatti sta testando su un gruppo di strutture statunitensi la nuova feature Questions & Answers (Q&A): il cliente fa una domanda, l’albergatore risponde, il tutto online alla luce del sole. Una bella occasione per gli hotel, se sapranno sfruttarla.
A quanto pare anche TripAdvisor segue il trend che abbiamo già intercettato qualche settimana fa nell’articolo Hotel Q&A: come diventare il primo punto di riferimento per i viaggiatori. Nel turismo le piattaforme Domande – Risposte stanno riscuotendo sempre più successo, come ha dimostra Trippy, e TripAdvisor ne vuole approfittare.

Presto dunque, accanto alle recensioni, alle foto e alle informazioni della struttura, ci sarà per ogni pagina un mini-forum dove le persone potranno chiedere informazioni direttamente agli hotel.

Posso acquistare i biglietti per il museo in hotel? Quanto costa il minibar? Che orari fa la piscina? Tutto quello che non si trova immediatamente specificato sulla pagina TA dell’hotel, lo si potrà chiedere in una sorta di forum pubblico, a cui potranno partecipare anche gli altri utenti, come spiegato nella pagina ufficiale di presentazione di TripAdvisor.

Se desiderate vedere un esempio online, guardate la pagina del Library Hotel di NY. Peccato che, per adesso, il modulo sia poco visibile, perchè collocato proprio in fondo alla pagina e per vederlo è necessario scrollare parecchio.

Quando un utente fa una domanda, il proprietario dell’hotel riceve una email e può rispondere subito. La risposta dell’albergatore sarà subito visibile in alto, al di sopra delle altre risposte. Si può rispondere anche più di una volta nel caso si volesse specificare qualcosa di nuovo o un cambiamento occorso di recente.
eCommerse Turismo i dati in Italia crescono

Cresce del 13% rispetto al 2012 il venduto online del Turismo in Italia, che mantiene saldamente la quota più ampia del mercato nazionale eCommerce con il 43% delle vendite. Ma i numeri restano inferiori rispetto agli altri Paesi europei e i protagonisti di questa scalata all’eCommerce nel campo dei viaggi sono per lo più stranieri.

Non sorprende la crescita delle vendite da mobile, che non conosce crisi e ha registrato una vera esplosione.


Previsioni cautamente ottimiste

Poco più di un mese fa, Eric Schmidt, presidente di Google, in una lettera a La Repubblica, descriveva un paese in crisi, incapace di “trovare una via” per internet, per commercializzarsi e farsi conoscere all’estero (potete leggere al lettera integrale sull’articolo Brand Italia e Tecnologia: la penisola resta indietro… meno male che c’è Google).

Ma oggi la dodicesima edizione dell’Osservatorio eCommerce B2C di Netcomm e School of Management del Politecnico di Milano racconta un’altra storia: quella di un’Italia che lentamente si sta svegliando e sta cercando di investire e trarre vantaggio proprio dalla commercializzazione online.

Lo studio parla di una crescita sostanziale registrata nel 2013:

Aumento del 18% delle vendite da siti italiani verso utenti italiani e stranieri (valore: 11,3 miliardi di euro)
Aumento del 15% degli acquisti degli utenti italiani da siti italiani o stranieri (valore: 12,6 miliardi)
Aumento del 20% dei Web Shopper – un utente italiano su due ha acquistato su Internet almeno una volta negli ultimi 3 mesi
Il Mobile cresce a velocità record

Tra i motivi che hanno favorito la crescita delle vendite eCommerce in Italia, c’è senz’altro il boom degli strumenti mobile e tablet.

Nel 2013 solo il transato da smartphone ha superato il mezzo miliardo, di cui 350 milioni di crescita pura che costituiscono il 20% della crescita annua dell’eCommerce B2c in Italia. Tramite tablet, le vendite raggiungono addirittura il miliardo.

Ancora indietro rispetto all’Europa

Nonostante questi segnali molto positivi – i tassi di crescita sono in linea con il resto d’Europa – e la nascita di nuovi player nella vendita online, l’Italia resta comunque indietro rispetto ai maggiori competitor europei, dove il valore assoluto dell’eCommerce B2c è molto più alto rispetto al nostro, che è di 11,3 miliardi come detto sopra:

Regno Unito: 66 miliardi di euro
Germania: 40 miliardi
Francia: 26 miliardi
Anche il livello di penetrazione dell’eCommerce B2c in Italia raggiunge appena il 3%, mentre in Gran Bretagna è del 14%, in Germania dell’8%, in Francia del 6%, in Spagna 4,5% ca.

Nel Turismo solo player stranieri

Una caratteristica particolare dell’eCommerce B2c del mercato Italiano è che, rispetto ai vicini europei, qui si vendono online soprattutto servizi più che prodotti: da noi i servizi conquistano il 61% delle vendite (turismo 43%, assicurazioni 10%, altri servizi 8%). Nella maggior parte dei Paesi europei invece, i prodotti in media coprono una fetta del 65-80% del mercato.

Tra i servizi ovviamente, spopola il Turismo, sebbene la sua crescita sia rallentata rispetto ad altri settori, come si vede chiaramente da questo grafico:



Del transato online turistico un quarto viene da servizi di Ospitalità: su 5 miliardi conteggiati nel 2013, il 75% proviene dalla vendita dei biglietti di trasporti (aerei e treni), il 25% dalla prenotazione di hotel.

Le Dot Com del Turismo rappresentano da sempre, come sostiene lo stesso Osservatorio, lo zoccolo duro dell’eCommerce in Italia, ma a trarne i vantaggi sono soprattutto player stranieri, se escludiamo le aziende come Italo, Alitalia e Trenitalia.

L’Osservatorio cita tra i Top player del Turismo in Italia:

eDreams (Spagna)
Expedia (USA)
Venere (appartenente a Expedia)
Lastminute.com (appartiene alla statunitense Travelocity, a sua volta parte di Priceline)
Volagratis (appartenente a BravoFly, italiano ma presto espatriato in Svizzera e Spagna)
Moltissimo spendono gli italiani su siti travel stranieri, in particolare per i voli lowcost, affidandosi a Easyjet e RyanAir: l’import qui vale 3,44 miliardi di euro, una crescita del 13% rispetto allo scorso anno.

Ma molti sono anche gli stranieri che comprano sui siti travel italiani: su circa 2 miliardi di euro (in crescita del 28% rispetto al 2012), il 55% è transato sul travel, con in testa Alitalia, Trenitalia e Italo.

Lo scontrino medio di un acquisto online nel turismo è di 280 €.

Come superare il Gap con gli altri Paesi Europei?

Interrogato sulla possibilità di un miglioramento, Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c, ha rilasciato dichiarazioni molto decise. Secondo la sua opinione sarà fondamentale:

1. “L’integrazione dell’esperienza di acquisto con una soluzione mobile in ottica multicanale”:
La presenza mobile è una conditio sine qua non dalla quale ormai non si può più prescindere.  Secondo Perego, gli operatori che hanno attivato una piattaforma multicanale, che affianca al classico sito la versione mobile e l’integrazione dei social, ha ottenuto “benefici importanti in termini di fatturato aggiuntivo”. Di fatto “aumenta la spesa del cliente già acquisito”, che ha più possibilità di accedere al servizio, e si acquisiscono nuovi clienti grazie alla maggior diffusione geografica e a orari di apertura 24 ore su 24.

2. “Saranno sempre più determinanti nel trainare l’eCommerce quei modelli di business volti a fornire al cliente un vantaggio economico” – non solo couponing, flash sales e outlet online, ma anche nuovi modelli di business fondati sullo share, come Airbnb.

Per conto nostro sicuramente non crediamo in un modello di vendita che punti tutto l’anno sullo sconto, sulla svendita e sui lastminute. Difatti abbiamo quasi sempre sconsigliato agli hotel di intraprendere vendite con siti come Groupon. Crediamo molto invece sull’investimento sul sito ufficiale e mobile e sul dare l’opportunità al cliente di usufruire dei nostri servizi su qualunque strumento adoperi.

Resta invece l’amaro in bocca per la constatazione che, mentre nei settori come l’abbigliamento o l’alimentare il Made in Italy ha un ruolo centrale, nel Turismo, che pure ricopre tanta parte dell’eCommerce italiano e nasconde ancora grandi potenzialità, nessun brand italiano è stato fino ad oggi in grado di emergere e attrarre capitali importanti (se non Venere che poi è stato acquisito), che continuano invece a riempire solo le tasche dei grandi player stranieri.
Facebook la pubblicità che sfida Adwords

L’utilizzo di Facebook ha raggiunto tra la popolazione dimensioni massive senza precedenti: secondo le stime di Facebook, ogni giorno 17 milioni di persone si connettono al social network solo dall’Italia, circa il 73% degli utenti internet del Bel Paese.

Se l’hotel deve stare dove sono i suoi utenti, possibile oggi evitare Facebook? All’SMX Milano abbiamo chiesto a Pietro Sansone,  professionista di social advertising, se e quanto valga la pena essere su Facebook per l’hotel di oggi, ma soprattutto se investire negli ads porti dei reali vantaggi rispetto alle già collaudate campagne su Google Adwords.


Dati inequivocabili: su Facebook ci sono tutti i vostri clienti

Come abbiamo riportato anche nello scorso articolo 15 Top Takeaways dall’SMX Milano 2013, Facebook è oramai il social network e passatempo preferito per gran parte degli Italiani online e non solo.

Nel panel Customer Acquisition Through Social Media & Social Data, tenuto tra gli altri anche da Sansone, emerge uno scenario in cui ben oltre la metà degli Italiani dedicano ogni giorno a Facebook una buona fetta di tempo. Un quarto del tempo mensile su Internet, sarebbe di fatto passato su Facebook.

Tanto per darci il senso della quantità di attività su Facebook degli Italiani, in un mese:

Ci sono 24 milioni di utenti attivi
Impennata di accessi mobile e tablet: da 10 a 16 milioni mensili tra dicembre e agosto
Caricate circa 270 milioni di foto (un trend sempre in crescita)
Effettuati oltre 100 milioni di update di status
Scritti circa 900 milioni di commenti

(passa col mouse sulla slide per ingrandirla)

E questi sono solo i dati relativi all’Italia: pensiamo all’utilizzo massiccio che se ne fa in USA o nel resto dell’Europa Occidentale.

Perché gli Ads di Facebook sono efficaci?

Preferenze, gusti sessuali, credo religiosi, interessi, hobby, simpatie e schieramenti politici sono resi noti al “Grande Fratello dei social network” direttamente da noi.

Ogni volta che accettiamo le condizioni di utilizzo di applicazioni e giochi, ogni volta che utilizziamo il Search Graph o il Facebook Connect, regaliamo volontariamente valanghe di dati personali a Facebook, che a sua volta le sfrutta deliberatamente per dare agli inserzionisti banche dati sempre più ricche e profilate.

Basti sapere che per ogni singolo utente Facebook raccoglie almeno 80 categorie di dati personali.
Accordi.........Recensioni sempre più garanzie Tripadvisor American Express

Per aumentare la credibilità delle sue recensioni, TripAdvisor sigla un nuovo accordo con Amex: da oggi i sui utenti potranno collegare al proprio profilo il numero dell’American Express.

Ogni recensione scritta da chi acquista e prenota con la carta, sarà così accompagnata da un’icona “Amex Card Member Review”, che garantirà l’esistenza effettiva dell’autore.


Un accordo che sembra fare bene a tutti

Per gli utenti di TripAdvisor e possessori di Amex che aderiscono all’iniziativa sono previsti diversi incentivi: potranno verificare quando un’opinione viene scritta da un altro possessore della carta e approfittare di una serie di sconti e offerte immediatamente fruibili se acquistati con la carta direttamente da TripAdvisor. In più questi utenti avranno accesso a un esclusivo American Express Spend Graph, una mappatura di dati aggregati e anonimi relativi a quanto e dove i membri pagano con la loro carta, in modo da visualizzare trend e hotspot in ambito ristoranti, travel e divertimenti per ogni destinazione.

Questo il marchio visibile a coloro che si loggeranno come utenti Amex:



Per quanto riguarda Amex, si tratta di un nuovo modo per fidelizzare i suoi affiliati e incentivare l’uso dell’American Express, oltre a dare forte visibilità al marchio. In realtà non è la prima volta che Amex stringe “accordi 2.0” di questo tipo: di recente ha stipulato un accordo con Twitter che permette ai suoi affiliati di acquistare utilizzando hashtag su certi circuiti, come Amazon, Xbox e SONY. Di seguito un’offerta riservata ai clienti su TripAdvisor:



TripAdvisor: solo questione di valore aggiunto?

Per TripAdvisor, dice Severine Philardeau, vice-presidente del settore partnership, “l’obiettivo non è autenticare le recensioni, ma piuttosto aggiungere valore al contenuto del sito sottolineando le opinioni di reviewer esperti. TripAdvisor offre così tanti contenuti che è importante poter unire il giudizio della gente con approfondimenti personalizzati e rilevanti.”

Ma che ci sia un ritorno dal punto di vista della credibilità del brand non c’è dubbio. Il quotidiano canadese The Globe and Mail riporta un’interessante dichiarazione di Michael Luca, professore all’Harvard Business School che si è specializzato proprio in recensioni fraudolenti online: “Offrire recensioni autenticate è ormai un fattore cruciale nei mercati online. Essere capaci di verificare anche solo una piccola porzione delle recensioni darà un’enorme credibilità ai contenuti.”

E qui non si tratta proprio di noccioline, dal momento che i possessori di Amex nel mondo sono 90 milioni e che, secondo le statistiche, questi viaggiano 3 volte in più rispetto al resto dell’intera popolazione, come riferisce la rappresentate di Amex Leslie Berland. Per adesso gli utenti che potranno accedere sono solo gli Americani, gli Australiani e gli Inglesi, ma non si esclude che presto l’iniziativa sia estesa agli altri Paesi.

A noi sembra che questo sia proprio un altro tassello che si allinea perfettamente con la scelta del Gufo di integrare prima i badge in base al numero di recensioni, e poi il collegamento con i profili Facebook. Un modo per dire che le recensioni rimarranno anonime… ma un po’ meno di prima.
Arrivano i Cinesi

Arrivano i Cinesi

Le interazioni sociali sono una perfetta cartina tornasole per sapere quello che vogliono e che cercano i viaggiatori di oggi: se vuoi capire i tuoi potenziali clienti, attivati sui social e ascolta le conversazioni.

Questo è esattamente quello che hanno fatto GroupM China, che si occupa di media investment management, e CIC, azienda specializzata nell’analisi dei social media, che per capire le preferenze dei viaggiatori hanno condotto un approfondito studio sui principali siti di viaggio e social network della Cina.


I risultati raccolti nel “2013 White Paper on Travellers – The Rise of Social Travel”, sono frutto dell’analisi di circa 30 milioni di contenuti su siti travel e circa 1.5 milioni di tweet su Weibo (il maggior social network cinese), relativi a circa 11.500 viaggiatori.

“Le revenue da turismo in Cina dovrebbero raggiungere i 2,9 miliardi di yuan entro il 2013 e sono aumentate del 120% negli ultimi cinque anni. La rapida crescita ha reso il travel un importante indicatore dello stile di vita e come tale, è diventato uno dei topic più caldi sui principali social media,” leggiamo sul sito di CIC . Un mercato ghiottissimo, come abbiamo già spiegato nell’intervista sulla Cina al Prof. Dall’Ara dello scorso maggio.

Cinque categorie di viaggiatori individuate: che cosa cercano e di cosa parlano

Sono cinque le categorie di viaggiatori attivi sui social media individuate dalla ricerca: viaggiatori business, viaggiatori automuniti, turisti che acquistano pacchetti di viaggio, luxury shoppers e backpackers, ovvero chi viaggia zaino in spalla.

Nello schema di seguito le cinque categorie sono collocate in base al budget che sono disposte a spendere e al tempo che solitamente passano in viaggio.



Per ogni categoria di viaggiatore si sono analizzate le conversazioni e ne sono stati tratti insights di sicuro interesse per ogni albergatore. Ovviamente i viaggiatori che per adesso riguardano maggiormente l’Italia sono i Package Travellers, chi si sposta per lavoro o per fare shopping di lusso. Vediamo in dettaglio i comportamenti sociali di questi viaggiatori.

BUSINESS TRAVELLERS:

Sono i più pragmatici. Nelle loro conversazioni le tematiche più diffuse sono quelle relative a: programmi fedeltà, informazioni locali, cibo e bevande e location degli hotel.
La maggior parte delle loro conversazioni online in termini di soggiorno riguarda soprattutto catene e brand economici, come Holiday Inn, Ramada Hotels e Ibis. Più raramente Sheraton, Crowne Plaza e Hilton. Segno che questo tipo di viaggiatore è sensibile al prezzo e valuta maggiormente la location rispetto al livello dei servizi.
Viaggiano di frequente e sono tra i maggiori contributor ai siti di recensioni online per quanto riguarda hotel e compagnie aeree.
PACKAGE TRAVELLERS:

Focalizzano l’attenzione sui servizi: agenzie di viaggio, biglietti per le attrazioni, guide turistiche, servizi tutto in uno, travel bus e  spese aggiuntive
Si tratta ovviamente di turisti che non hanno esperienza nel viaggiare e che non fanno piani dettagliati
I siti di viaggio più utilizzati da questa categoria sono Ctrip, Tuniu.com, Uzai e Qunar.
Si preoccupano soprattutto dei costi, della sicurezza e di poter viaggiare comodamente con tutta la famiglia
Qui vediamo quali destinazioni generano più buzz tra i package travellers: come vedete nella lista compare anche l’Italia, appena prima di Francia e Singapore. Come spiega lo studio: “La spinta più forte per questo tipo di viaggiatori riguarda le limitazioni imposte dai Paesi per ottenere il visto turistico”, una questione che sarà nei prossimi anni determinante per capire quale ruolo avrà l’Italia nel turismo cinese.
City Destination Portals: l’America sceglie Booking.com


9 ottobre 2013

leggi l’articolo completo...Sono due le città americane che nelle ultime settimane hanno scelto Booking.com come piattaforma di prenotazione hotel dei loro rispettivi portali di destinazione.

Si tratta di New York City e San Francisco, che grazie alla partnership con la OTA sperano di incrementare le prenotazioni alberghiere e offrire un miglior servizio ai viaggiatori.


Booking.com, che da solo detiene il 47% delle quote di mercato europee, nel 2013 si conferma il portale di prenotazione turistica più amato del vecchio continente. Non gli restava che dare l’assalto all’America, e lo sta facendo in grande stile.

A partire dal 26 settembre è divenuto il booking engine di prenotazione del portale ufficiale della città di New York per quanto riguarda gli hotel. Stessa cosa vale il sito della città di San Francisco SanFrancisco.travel, con cui ha sancito un accorso il 2 ottobre.

Come riporta il comunicato ufficiale diffuso da NYC, Booking.com è oggi il “booking engine esclusivo” del sito ufficiale del Turismo della Città di New York www.nycgo.com per quanto riguarda tutta l’offerta ricettiva, implementato per “sostenere un incremento delle prenotazioni in periodi chiave esclusivamente per le strutture affiliate.”

Vantaggi per entrambe le parti, ma per gli albergatori?

Anche se a una prima occhiata la mossa delle due città americane può sembrare negativa per gli hotel sempre più in cerca di disintermediazione, dal punto di vista del DMO ha le sue ragioni.

Scegliere una OTA, e in particolare Booking.com,  ha significato dare maggior spinta alla capacità di vendita:

Avere a disposizione un database di hotel e di tariffe sempre aggiornato in modo automatico
Poter offrire un servizio clienti 24/7 in ben 41 lingue
Poter offrire un modello di prenotazione “paga dopo aver prenotato”, più comodo per l’utente ma anche per l’organizzazione
Corredare le schede degli hotel di recensioni fresche e certificate, un fattore fondamentale perché l’utente non sia tentato di abbandonare il sito.
Insomma, il modo ideale per completare al meglio l’offerta di informazioni e approfondimenti dei due destination portal.

La partnership però porterà notevoli vantaggi anche a Booking.com:

Incremento delle vendite e quote del mercato in due delle maggiori destinazioni americane: New York è la prima destinazione turistica americana. “Il turismo in città continua a crescere, per la fine dell’anno ci si aspetta di raggiungere la soglia di 53 milioni di visitatori e il settore degli hotel continua a vivere una crescita record,” ha detto George Fertitta, CEO di NYC & Company. Dunque New York è un mercato ghiottissimo per la OTA, che promette ritorni record. Stessa cosa vale sicuramente per San Francisco, il cui sito registra già 400.000 visitatori al mese.
Diffusione del brand: in USA il mercato, rispetto all’Europa, presenta un numero molto più alto di OTA con una competizione altissima. Nel 2012 Expedia, sebbene in calo dal 2011, ancora deteneva il primato delle visualizzazioni di pagina con il 31,6% (comSccore, Febbraio 2013). Dopo la massiccia campagna di advertising in TV (ricordate il buffo spot Booking.yeah?), la partnership con il portale di New York potrebbe far emergere una maggior familiarità tra gli utenti americani e Booking.com, favorendo così la penetrazione del brand a livello nazionale.
Creare un modello che, se di successo, sarà replicabile: questa è la prima volta che Booking.com viene utilizzato in modo esclusivo sul sito ufficiale di una destinazione. Expedia ha fatto la stessa cosa sul portale VisitLondon.com, il sito ufficiale della capitale inglese. Se l’esperimento avesse successo, è probabile che altre destinazioni americane facciano la stessa scelta.
L’Italia e i portali turistici: difficile immaginare una partnership con un’OTA

Anche in Italia si potrebbe pensare a portali di destinazione che implementino la piattaforma di prenotazione offerta da un’OTA?

Prima di porci questa domanda sarà fondamentale realizzare finalmente portali di destinazione (regionali, ma soprattutto almeno uno nazionale) in grado di chiamarsi tali. Prima di tutto un destination portal deve infatti fornire informazioni, approfondimenti, news. E in molti casi i tentativi italiani sono stati fallimentari come abbiamo visto in precedenza.

Solo recentemente abbiamo visto esempi nostrani riusciti, almeno per quanto concerne la completezza, la freschezza dei contenuti e la dimensione “sociale”. Mi riferisco in particolare a VisitTrentino e a Intoscana.it.

Prima di pensare alle prenotazioni alberghiere dunque, c’è da pensare alla dimensione totale del Destination Portal: credo che tutti concordiamo sul fatto che il Portale Italia.it non sarebbe stato il fallimento che è stato se, pur senza piattaforma di prenotazione, avesse almeno assolto in modo ottimale alla sua funzione informativa.

Difficile comunque immaginare un’OTA come fornitore per un destination portal italiano, dal momento che le nostre sono soprattutto piccole strutture, molte delle quali, per problemi di dimensioni o di location, non vengono accettate da portali come Booking.com. Dunque una simile situazione creerebbe una situazione di forte disparità, inaccettabile per un portale di destinazione ufficiale. Voi come vedreste una scelta di questo genere?
Marketing Turistico Estero

In un mercato turistico dove il viaggiatore italiano è sempre più colpito dalla crisi e sempre meno disposto a spendere, per molti hotel della Penisola l’unica salvezza restano i turisti stranieri.

Sono tanti gli albergatori che ci chiedono consigli per poter raggiungere nuovi mercati, come la Russia, il Sudamerica e la Cina, ma anche per aumentare la visibilità e farsi trovare da Europei e Statunitensi, da sempre tra i maggiori estimatori del Belpaese. Esistono delle best practice per gli hotel da seguire? Noi vi indichiamo l’ABC per penetrare con efficacia nei mercati esteri e guadagnarvi la vostra fetta di visibilità.

1 – La Traduzione del sito: sembra uno scherzo da ragazzi e invece…

Scegliere in quali lingue tradurre il sito ufficiale dell’hotel è uno degli aspetti più importanti e delicati della vostra strategia di promozione online. Eppure accade spesso che l’hotel consideri le lingue aggiuntive come inutili orpelli oppure, al contrario, che voglia tradurre in dieci lingue l’hotel senza valutare i reali ritorni dell’investimento.

Analizzate dunque in modo oculato in quali lingue vi convenga far tradurre il sito: da una parte sarà utile guardare lo storico delle prenotazioni e verificare con precisione le percentuali di provenienza dei vostri ospiti negli ultimi anni. Dall’altra, questa può essere l’occasione per guadagnare nuova visibilità dove prima non ne avevate.

Come scoprire dove possono nascondersi nuovi turisti interessati a voi? Un utile strumento di valutazione per identificare business qualificato a cui rivolgervi è il Global Market Finder di Google. Inserite la location del vostro hotel, le parole chiave più inerenti, e potrete identificare in quali Paesi si concentra l’interesse per la vostra destinazione.

Facciamo un esempio: mettiamo che possediate un hotel in Maremma e che stiate valutando di investire in una versione russa. In questo caso, come vedete dai risultati di seguito, ancora il traffico dalla Russia non sembra giustificare un investimento, mentre sarebbe più opportuno concentrarsi sull’ottimizzazione e la promozione in tedesco e in italiano.
Hotel PPC: perché vale sempre la pena investire sul brand name



Quale albergatore non si è chiesto almeno una volta nella vita: “Perché dovrei fare PPC sul mio brand name se tanto per quella parola sono in prima posizione sui risultati organici?”

La domanda è lecita e non siete gli unici ad esservela fatta: di recente il Nielsen Norman Group ha riportato uno studio condotto da eBay secondo il quale interrompere una campagna PPC branded non costituirebbe alcun cambiamento nell’andamento delle vendite. Ma questo può valere anche per un hotel?


Il test condotto dal team di eBay, aveva l’intento di dimostrare che cosa sarebbe accaduto spegnendo gli annunci “branded”, cioè contenenti la parole eBay: “L’analisi mostra che solo lo 0,5% dei click che ci si aspettavano da ricerche brandizzate su Bing è andato perduto, mentre su Google si è perso il 3% delle visite. In entrambi i casi, la vasta maggioranza di quegli utenti che avrebbero cliccato sull’annuncio sarebbe arrivata comunque su eBay tramite altri mezzi, di solito cliccando sui risultati organici.”

Meglio allora stoppare tutte le vostre campagne PPC branded per l’hotel?

Assolutamente no: ormai è chiaro, come sosteniamo da anni, che non puntare sul brand name del vostro hotel è un grave errore che non potete permettervi. Dunque, anche se avete modo di leggere studi che sostengono il contrario, non lasciatevi confondere le idee, perché il settore dell’Hospitality è tutto un mondo a parte.

Attenzione alla concorrenza

Possibile un paragone tra un hotel ed eBay? Certamente no: innanzi tutto eBay è un intermediario e non un produttore di servizi come l’hotel. In secondo luogo il suo è un marchio forte che non teme concorrenza.

Non ci sono servizi analoghi che acquistino la keyword “eBay”. Per l’hotel invece la concorrenza c’è eccome, ed è agguerrita.

Se le OTA come Booking o Expedia investono budget massicci proprio sui brand di centinaia di migliaia di hotel incluso il vostro, è chiaro che questo costituisce per loro una fonte centrale di guadagno.

L’utente non legge

Quante volte l’utente clicca alla cieca sul risultato dei motori più in alto, a pagamento o meno?

È dagli albori di internet che lo diciamo: sul web la gente non legge, ma “skim and scan” ovvero “screma e scorre” velocemente e superficialmente.

È vero, se per il vostro brand name già vi posizionate in prima posizione sui risultati organici, potrebbe sembrarvi di sprecare i vostri soldi, ma l’esperienza ci ha dimostrato che non sempre l’utente ha l’accortezza di cliccare sul risultato giusto delle SERP.

Di recente Michelle Santos, global head del SEM presso Wimdu (sito simile a Airbnb), ha affermato in una intervista rilasciata a EyeForTravel, che studi di eyetracking dimostrano che la visibilità “above the fold”, cioè nella parte più alta dei risultati, è vitale: “Più l’utente vede il vostro nome, più si inspira fiducia. La visibilità del brand è un componente cruciale per riuscire a raggiungere il target nelle SERP.”

Da parte nostra possiamo testimoniare che nella maggior parte dei casi, interrompendo campagne PPC brandizzate, le vendite contestualmente sono diminuite a favore di altri intermediari, specie quando il brand ancora non è forte, non è conosciuto e non ha una reputazione sufficientemente positiva da spingere l’utente sul sito ufficiale.

I risultati di ricerca non sono più quelli di una volta

Il Google Hotel Finder, le Mappe, i site link e chi più ne ha più ne metta: con motori di ricerca come il Google di oggi, tra il primo risultato in testa alle ricerche e il primo risultato organico c’è un oceano di altri link e altri siti che allontano sempre più da voi il cliente.

L’ultima possibilità di convincere l’utente a prenotare direttamente

Spesso si dimentica che gli annunci PPC legati a una ricerca branded sono probabilmente l’ultima possibilità che avete per “agganciare” gli utenti che vi stanno cercando.

Ecco che allora l’annuncio branded diventa l’ultima carta da giocare per attirare l’attenzione del viaggiatore e fargli conoscere i vantaggi della prenotazione diretta. L’esperienza mi ha insegnato che niente è più efficace di un semplicissimo annuncio in cui si comunica che:

Quello in questione è il solo sito ufficiale
Che offrite la miglior tariffa garantita
Oppure uno sconto esclusivo disponibile solo per voi
Non utilizzare un annuncio brandizzato equivale a sparire dalla parte visibile dei risultati e a mettere al corrente il cliente che sul vostro sito offrite condizioni migliori rispetto alle OTA.
Hotel Management: come aumentare i profitti eliminando le spese superflue

Buon Lavoro da www.pugliaresort.com
Si riparte con l'informazione


20 settembre 2013

Secondo i dati di STR Global, l’industria alberghiera statunitense starebbe recuperando terreno sia sul fronte dell’ADR che dell’occupazione, raggiungendo i livelli pre-crisi. Lo stesso non si può dire dell’Italia, dove nonostante leggeri segni di miglioramento, secondo le più recenti statistiche occupazione e tariffe medie sono sempre in calo o in stallo un po’ dovunque.

Detto questo, i costi crescenti nell’ospitalità restano una preoccupazione per tutti. Ecco perché vale la pena dare un’occhiata al white-paper pubblicato da HSMAI dal titolo “Nove modi per recuperare revenue sui guadagni”.

“I costi crescenti sono il maggior impedimento per far crescere i guadagni in molte proprietà nel Paese” sostiene Stuart-Hill, autore del documento, che offre alcuni spunti per recuperare fino all’ultima goccia di utile evitando accuratamente spese superflue. Alcuni forse troppo teorici, altri forse troppo scontati, noi ve ne riportiamo 7 decisamente degni di nota.

1. Focalizzate l’attenzione sulle performance future a tutti i livelli

Ogni revenue manager che si rispetti, si sa, per stabilire le tariffe deve guardarsi indietro per vedere ciò che è stato e allo stesso guardare in avanti a ciò che ci si aspetta. Ma non è detto che la struttura abbia un revenue manager, o non è detto che il revenue manager condivida le sue prospettive con tutto il resto del team.

“Permettere al front office, a chi si occupa delle camere, al ristorante e agli altri manager della struttura di sapere ciò che si prevede accadrà nel lungo termine, aiuterà tutti ad allineare le dotazioni, le risorse umane e i servizi a disposizione in base ai diversi livelli della domanda. È vitale che a tutti i responsabili dell’hotel venga insegnato come leggere i previsionali e soprattutto, il loro significato e le loro implicazioni. I forecast senza contesto sono inutili e non contribuiscono ai guadagni.”

2. Fate tesoro del vostro personale

La soddisfazione del cliente e la brand reputation dell’hotel hanno un forte impatto sulle tariffe. Per questo dovete fare di tutto per puntare all’eccellenza del servizio.

Guardate i collaboratori come risorse preziose, non come semplici dipendenti.

“Passare da una comunicazione gerarchica a una relazionale è fondamentale per offrire un servizio stellare e sfruttare le grandi idee che possono venire in mente ai vostri collaboratori. Chiedete a loro come risparmiare sui costi, generare maggiori revenue, migliorare il servizio, risolvere problemi di sicurezza. Sfidateli per trovare delle possibilità poco costose per risolvere un problema con il cliente. Stabilite insieme metodi per affrontare le emergenze in modo silenzioso ed efficiente, per non spendere una fortuna e allo stesso tempo migliorare il sentiment sui social media.”

3. Ottimizzate la segmentazione di mercato

Trovate i vostri clienti più proficui e puntate dritti a loro. Analizzate i vostri risultati e le azioni di marketing per capire da dove vengono i maggiori introiti e incentivare quegli ospiti a tornare e a spendere. Di recente ho seguito una campagna PPC che ha messo in evidenza come il target tedesco spendesse in media a prenotazione molto di più di uno italiano. Ovvio che ci siamo adoperati per investire di più in quel mercato.

“Capire il comportamento dei clienti in termini di finestra di prenotazione, preferenza del canale, propensione alla spesa, fidelizzazione, frequenza e durata del soggiorno, è molto importante. Durante i periodi di alta domanda, dovrete attrarre e fidelizzare i vostri clienti più proficui e nei periodi di minor occupazione, creare offerte dedicate per farli tornare.”

4. Ottimizzare lo staff in base alla domanda

Tenere lo staff al minimo anche nei periodi di alta occupazione o in date calde, può aiutarvi a ridurre le spese, ma solo in apparenza. Il servizio scadente vi costerà in termini di clienti insoddisfatti e di reputazione.

5. Rivalutate il vostro inventario e i vostri servizi

Imparate ad assegnare il giusto valore ad ogni servizio in base alla sensibilità al prezzo dimostrata dal cliente. Formate il front desk per fare upselling piuttosto che upgrading. Mettetevi nei panni dei vostri clienti e imparate a pensare se e quanto siano disposti a spendere per un buon servizio aggiuntivo oppure per una camera di livello superiore.

“La differenza di prezzo tra una tipologia di camera e un’altra dovrebbe essere diversa a seconda della domanda: minore nei periodi di bassa occupazione e maggiore nei periodi di alta. Imparare a capire il livello di motivazione dietro alla scelta di camera dei vostri clienti può portare revenue aggiuntive non preventivate..”

6. Capite davvero il ROI di ogni attività marketing

Questo è un tasto che abbiamo toccato già molte volte: imparate a fare un bilancio annuale delle attività che hanno funzionato o meno, imparate a leggere la web analytics del vostro sito e capire se e come spostare investimenti da un canale ad un altro.

“Guardate con occhi nuovi alla vostra strategia e prendete voi stessi coscienza di ciò che funziona, che non funziona e del vostro miglior ROI: è una grande sfida.”

7. Migliorate l’esperienza di viaggio del cliente generando nuovi profitti

Questo è decisamente un punto interessante: fate in modo di destare curiosità e stimolare all’acquisto aggiuntivo in ogni momento del processo di pianificazione del viaggio e su ogni canale. Avete mai pensato di poter fare (velatamente) upselling mentre rispondete a una recensione su TripAdvisor o postate un commento sulla pagina Facebook?

“Se gran parte delle attività per generare revenue si fonda sul veicolare maggiori prenotazioni, ottenere il massimo dalla domanda esistente è uno sforzo che vale la pena mettere in campo.”
I Viaggiatori del Futuro??

“I viaggiatori Millennial saranno la più grossa fetta dei nostri clienti nei prossimi 20 anni”, ha dichiarato Janis Milham, global brand manager della Marriott durante l’ultima conferenza rivolta ai general manager della catena.

Più noti anche come Generation Y,  i Millennial sono quella generazione di nati dagli anni ’80 in poi che costituiranno gran parte dei turisti nei prossimi anni. Ma che cosa li contraddistingue? Quali sono i loro gusti? Capire i Millennial significa essere pronti ad accogliere al meglio i viaggiatori di domani.


“Questo gruppo di persone sta sorpassando i 76 milioni di Baby Boomers con la sua popolazione da 79 milioni – dice un recente studio della HVS, azienda di consulenza alberghiera – ed entro il 2030 lo scarto tra i due gruppi sarà ancora maggiore, salendo a 78 milioni vs. 58 milioni.”

Sempre attaccati al telefonino e al tablet, amanti delle esperienze autentiche e fuori dall’ordinario, la HVS traccia un accurato profilo di questi nuovi viaggiatori rivelando i loro gusti prevalenti e il loro modo di viaggiare.

1 – Sempre Connessi

Ventenni già assidui viaggiatori, i Millennial hanno Internet nel sangue e sono dunque particolarmente attratti da tutto ciò che è tecnologico. Sempre a caccia di una connessione, il wi-fi free per loro è una necessità imprescindibile e irrinunciabile. Sono la generazione del qui e ora, della gratificazione immediata, che preferisce il check-in automatico piuttosto che l’incontro con il front desk e che si affida alle Mappe di Google e ai social network geolocalizzati per ricevere informazioni sulla location, piuttosto che al concierge.

2- Sociali dentro e fuori

I Millennial sono i più grandi produttori di contenuti sociali (user generated content), presidiano ogni tipo di social network e soprattutto parlano e condividono. “Se non è sulla mia bacheca Facebook non è accaduto veramente” sembrano pensare. Di fatto, Twitter, Facebook e Instagram, fanno parte integrante della loro vita e dei loro viaggi. Fare fotografie e video da condividere in tempo reale è una moda che non passerà e che senz’altro deve guidare le scelte dell’hotel verso un futuro in cui non ci sarà più posto per strutture che non abbiano un’anima sociale.

La fame di informazioni in tempo reale si riflette anche nella tendenza da parte di questi viaggiatori ad utilizzare i social network come mezzi per scovare eventi o manifestazioni interessanti a cui partecipare nel “qui e ora”.Pare che una delle ultime tendenze in fatto di Millennial sia la cosiddetta FOMO (Fear of Missing Out), ovvero il timore di perdersi qualcosa di divertente o “cool”.

La tendenza al sociale e alla condivisione riguarda non solo la vita online ma anche quella offline, per questo preferiscono frequentare hotel moderni dotati di aree dove poter allo steso tempo lavorare, chattare e prendere un drink ma anche fare amicizia e conversare. Secondo Skift, sito dedicato al travel internazionale, Marriott sta già operando in questo senso, adattando le lobby degli hotel alle esigenze dei più giovani e rendendole moderni “hub” sociali dove fermarsi a navigare e a prendere un caffè con gli amici.

3 – Recensioni di nicchia

Prima di prendere una decisine o fare un acquisto, un Millennial consulta in media almeno 10.2 siti. Tra tutti spiccano i siti di recensioni, in primis TripAdvisor e Yelp, che loro stessi arricchiscono con le proprie opinioni, ma non manca l’attenzione a blog o siti di nicchia rivolti a recensire con accuratezza il mondo della moda, dei viaggi e della cucina, con un target solitamente medio alto.

4 – Un diverso stile di prenotazione

In gran parte nativi digitali, i Millennial organizzano i loro viaggi approfittando al massimo delle nuove tecnologie. Prenotano on-the-go, da mobile o da tablet, e la loro finestra di prenotazione sarebbe in media di 75 giorni rispetto a quella di 93 giorni oggi maggiormente diffusa.

Nonostante i tempi ridotti, i Millennial non si fanno mancare comparazioni e analisi delle recensioni: si sentono a loro agio scavalcando le OTA e appoggiandosi a comparatori come Kayak, ma non disdegnano anche i last minute di qualità offerti da siti come Jetsetter.

5 – A caccia del terzo spazio

Come già detto, i Millennial più vecchi che viaggiano per lavoro amano spazi comuni dove poter operare in relax, i cosiddetti “third spaces” (spazi diversi da quello di casa e quello di lavoro). Un esempio in voga oggi sono i coffee shop statunitensi, dove si lavora ad un tavolo con altri sconosciuti sorseggiando tranquillamente il proprio caffè. Secondo un sondaggio, il 36% dei Millennial preferirebbe lavorare nella lobby dell’hotel rispetto a un 17% della vecchia generazione.

6 – Back to basics ma fuori dall’ordinario

I Millennial non sono poi così esigenti in fatto di servizi tradizionali: quello a cui tengono di più sono un letto pulito, una doccia calda e una buona connessione wi-fi. Ma in generale il fattore che li convince a prenotare un hotel piuttosto che un altro è la particolarità e l’unicità di una struttura. L’hotel fa parte dell’esperienza di viaggio e per essere degno di diventare il soggetto di foto e video da ricondividere, deve avere un “certo non so che” che lo contraddistingua. In linea con questa tendenza, spopolano i Pod Hotels: stanze piccole, ottimo design e servizi super tecnologici.

7 – Esperienze di viaggio autentiche

Evitare pacchetti preconfezionati è un imperativo per il Millennial. Viaggiatore esigente in fatto di esperienze di viaggio, si aspetta di avere la possibilità di integrarsi con la popolazione locale, conoscere gli usi e i costumi, i cibi e lo stile di vita del luogo. Per questo spesso amano siti come Airbnb o couchsurfing, perché permettono di vivere la destinazione “da dentro” piuttosto che da turisti.

8 – Impegno sociale e sostenibilità

Marriott, come abbiamo visto, è ben intenzionata a rimboccarsi le maniche per conquistare la fiducia dei suoi futuri ospiti, e per farlo è pronta ad “adattare i suoi hotel e i suoi sforzi di marketing”, puntando soprattutto sulla sostenibilità. “I Millennial più giovani sono super sensibili alla sostenibilità ambientale”, ha dichiarato Brian King, vice presidente senior del global brand management.

Il 77% dei Millennial crede sia fondamentale sostenere cause sociali o ambientali, anche in viaggio. Per questo si stanno rapidamente diffondendo esperienze come la WWOOF (World-Wide Opportunities in Organic Farms), che permette di lavorare e vivere per un certo periodo in una vera fattoria, per aiutare la comunità locale e allo stesso tempo conoscere un luogo nuovo.

Non tutti gli hotel sono in grado di offrire gli accorgimenti necessari indicati dalla HVS per entrare in sintonia con i Millennial, ma è indubbio che il wi-fi gratuito, la capacità di districarsi nei meandri dei social e di offrire esperienze di viaggio autentiche, siano già un buon punto di partenza alla portata di tutti. Questo è quello che vi aspetta: iniziate a chiedervi che cosa potreste fare di più per i vostri futuri ospiti.
Day Use Hotel

Arrivano i DayUse Hotel: quando l’albergo “a ore” non fa più scandalo
18 giugno 2013


Una volta chi voleva appartarsi con il partner o l’amante, non poteva che scegliere piccoli motel a ore in location lontane dal centro e soprattutto dalla propria abitazione, temendo sguardi indiscreti e, ammettiamolo, di disapprovazione.

Oggi invece, prenotare una camera a ore non è più un tabù, ma un trend completamente sdoganato dal portale internazionale DayUse Hotels. I suoi affiliati sono tutti hotel che non guardano più con biasimo a chi sceglie una camera nelle ore diurne per motivi privati o di lavoro, ma che anzi, così combattono la crisi e aumentano il fatturato.


Il business che ruota intorno al day use sembra avere un potenziale ancora tutto da sfruttare, e che non sia più una vergogna accettare coppiette in cerca di intimità, lo dimostra il fatto che ad accoglierli non siano più squallidi hotel di provincia, ma brand di lusso e boutique hotel nelle maggiori città italiane e all’estero.

Le camere in questo caso sono prenotabili durante il giorno, solitamente tra le 10.00 e le 18.00 a una tariffa scontata anche del 50-60%. Con la camera, si può accedere anche a tutta una serie di servizi esclusivi, come la spa o la piscina. Perché chi richiede un DayUse hotel può essere una coppia di innamorati ma anche amici in cerca di un pomeriggio di relax, oppure il classico uomo d’affari che si ritrova con un pomeriggio libero dagli impegni e senza un posto dove stare prima di prendere il treno o l’aereo per tornare a casa.

Come vedete la tendenza è in forte crescita, basta consultare Google Trends a livello globale:
Google acquista Waze

Vi starete senz’altro chiedendo chi o cosa sia Waze. Waze, l’ultimo acquisto di Mountain View, è l’unica applicazione mobile GPS di navigazione sociale, che fornisce indicazioni e informazioni su viabilità e traffico in tempo reale grazie ai contributi della community.

Pare che già Apple e Facebook avessero tentato l’abbordaggio ma, come spesso accade, tra i due litiganti il terzo gode, e così Big G si è aggiudicata Waze per la modica cifra di 1,3 miliardi di dollari, confermando il suo primato sul terreno delle Mappe e della Geolocalizzazione. Un motivo in più per non perdere di vista quella che rimane una delle maggiori fonti di traffico qualificato al sito ufficiale dell’hotel.


Google rafforza la sua supremazia sulle Mappe

Waze, fondata in Israele nel 2007 da Amir Shinar, Uri Levine (imprenditori) e Ehud Shabtai (ingegnere con laurea in filosofia), ha all’attivo circa 47 milioni di utenti, è diffuso in 190 paesi ed è disponibili per Android, iOS e Balckberry.

Unica nel suo genere, Waze è nata con una sfida, quella di fornire dati di navigazione costantemente arricchiti direttamente dagli utenti. Di fatto ha raggiunto l’obiettivo, perché oggi è l’unica applicazione al mondo geolocal e di navigazione prettamente “sociale”, che non si appoggia alle mappe altrui, ma si fonda su un database di informazioni creato dagli utenti e costantemente aggiornato e arricchito con dati spesso inesistenti sugli altri navigatori.

Per altro è stato il primo navigatore gratuito in circolazione e spesso, proprio grazie alle segnalazioni della gente, il più affidabile e ricco.

L’applicazione non sarà abbandonata ma continuerà ad esistere e Google ha affermato con entusiasmo che grazie a questa funzione, le Mappe e le sue applicazioni mobile potranno aggiungere funzionalità di Waze e viceversa.

Più che un arricchimento dell’offerta agli utenti però, la mossa di Google pare difensiva e “preventiva” nei confronti dei possibili competitor.

Waze è di fatto l’unica applicazione davvero valida e innovativa nel settore e se fosse finita nelle mani di un competitor forte come Apple e Facebook, avrebbe potuto mettere a rischio il primato di Mountain View.

Il fatto che Google abbia soffiato sotto al naso l’affare a Facebook, che solo un mese prima aveva offerto 1 miliardo all’azienda, conferma come Big G si senta in qualche modo minacciato.

Con Waze Google avrebbe non solo una nuova applicazione social di grande valore, ma anche un ottimo strumento per potenziare il local advertising: non dimentichiamo che le pubblicità sulle mappe e sulle applicazioni mobile che potrebbero nascere da questa unione sarebbero senz’altro una grande fonte di revenue per Google.

Come riferisce il New York Newsday, Andrew Frank, analista della Gartner Inc. sosterrebbe che “Google ha bisogno di mantenere la supremazia sulle mappe, dal momento che queste sono un punto chiave del mobile advertising. Hanno bisogno di trovare più strade per sostenere i loro sforzi sociali.”

In arrivo le Nuove Mappe di Google

Se Google + è ormai il tallone d’Achille per Google, che nonostante i notevoli sforzi, ancora stenta a decollare (quantomeno con gli utenti finali), le Mappe restano uno dei suoi fiori all’occhiello.

Che le Mappe – come tutto l’ambito geolocal – restino uno dei punti più strategici e una delle maggiori fonti di revenue per Google lo dimostrano i continui aggiornamenti al sistema.

Già a metà maggio, Big G ha diffuso questo video, che mostra quale sarà il futuro prossimo delle Mappe: più interattive, più personalizzate, integrate con Google Earth e completamente in 3D.

- See more at: http://www.bookingblog.com/google-acquista-waze-mappe-e-geolocal-nodi-cruciali-hotel/?utm_source=BB-Weekly-Newsletter&utm_medium=Newsletter&utm_campaign=BB-Weekly-Newsletter#sthash.3a7LbayN.dpuf
Le 10 Mosse del SEO per combattere Penguin

Hotel SEO: 10 mosse per combattere Penguin 2.0 senza perdere posizioni sui motori di ricerca
6 giugno 2013

Giusto qualche giorno fa, Matt Cutts ha annunciato il rilascio dell’ultimo “nato” in casa Google, ovvero Penguin 2.0, l’aggiornamento algoritmico che dovrebbe punire link a pagamento, scambio di link e quant’altro possa essere annusato da Google come black-hat webspam.

L’antidoto per l’hotel? Semplicemente guadagnarsi tanti sani link naturali.


Panda e Penguin: ricapitoliamo

Nel marzo 2011 annunciavamo il rilascio di Google Panda, il primo vero algoritmo anti-spam che fece tremare i SEO di tutto il mondo. Panda colpì il 12% dei risultati di ricerca, soprattutto le cosiddette Content Farm e i contenuti di bassa qualità pensati solo per l’ottimizzazione SEO.

Poi fu la volta di Penguin, nell’aprile del 2012, con cui si andarono a stringere le maglie dell’anti-spam sulle bad practices di link building, in particolare scambio di link ed eccesso di ottimizzazione.

Per quanto ci riguarda, i siti ufficiali degli hotel nostri clienti non hanno mai subito penalizzazioni, però c’è da dire che abbiamo sempre optato per soluzioni SEO diverse da quelle penalizzate.

Il mondo travel, così complesso e competitivo, è di fatto tutt’altro che estraneo a Penguin: in un articolo del Tagliablog, si riporta una lista dei “top loser”, quindi i siti che sono stati maggiormente colpiti dal Penguin 2.0, tra cui compaiono anche due famosi siti di travel online, ovvero i portali cheapoair.com e concerthotels.com.

È chiaro che Google sta spingendo verso una valorizzazione dei contenuti di alta qualità da una parte, e degli “earned links”, cioè i link guadagnanti in modo naturale, dall’altra. Su questo quindi vale la pena puntare e fondare le vostre future strategie di posizionamento sui motori di ricerca.

10 Strategie per ottenere Link Naturali

Ma come si fa a ottenere link naturali, quindi far parlare di voi clienti, utenti e media? Noi vi suggeriamo dieci strategie da portare avanti, magari con l’aiuto del vostro Partner Web, per distinguervi e far fioccare i link al vostro sito in modo assolutamente legale e naturale:

Curate la reputazione: se brillate di ottima reputazione, saprete anche quant’è facile che si parli di voi su forum, blog di settore, blog personali, siti di viaggio e così via. Senza contare i tanti link che verranno condivisi sui social che, se non contribuiranno al vostro posizionamento, di sicuro vi porteranno nuove visite qualificate. Chissà ch
Resort Trulli Monte Pasubio
Via Monte Pasubio 70011 Alberobello Tel.: +39 3488739624
mail: terradipuglia@yahoo.it
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